Oggetto: odierna circolare divieto accesso mense di servizio a personale sprovvisto “green pass”.

Tanto tuonò che piovve: nella giornata di ieri, con grande stupore, avevamo appreso dai media che, su un non meglio precisato e alquanto discutibile ordine governativo, amministrazioni e comandi del Comparto sicurezza e difesa stavano predisponendo una circolare inerente alla consumazione dei pasti all’interno delle mense di servizio (che notoriamente non sono certo ristoranti o scelte familiari per momenti ludici), senza alcun coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e con una vera e propria conversione ad ‘U’ rispetto alle disposizioni diramate in proposito appena una settimana prima.

Ora, che il possesso della certificazione verde covid-19, c.d. green pass, sia uno strumento che non assolve a specifiche esigenze sanitarie, ma che, di fatto, mira ad “incentivare” le vaccinazioni è conoscenza comune, ma da qui ad utilizzarlo come una clava anche su questioni attinenti allo svolgimento del servizio obbligatorio ce ne vuole.

Se chi ci rappresenta in seno a questo governo non ha la forza di fare comprendere la diversità del servizio che si svolge per la collettività e le dirette esigenze a questo connesse, almeno, si poteva immediatamente anticipare i naturali e fin troppo prevedibili disagi che da oggi saranno scaricati sul territorio e sui colleghi.

Ad esempio, sarebbe stato apprezzato se la nostra Amministrazione, pur costretta a subire questi provvedimenti, avesse chiarito come faranno fronte a questa nuova disposizione i colleghi di un Reparto mobile quando, per scelte di politiche governative, andranno per giorni o settimane in ordine pubblico a centinaia di km dalla caserma.

Né è dato sapere se, prima e dopo il famigerato pasto in mensa, i colleghi vaccinati e non per i più svariati motivi, potranno continuare, come al solito, a prendere sassate insieme, se potranno continuare a lavorare nei centri ammassati con migliaia di persone sprovviste di green pass e se, come sempre, potranno continuare a viaggiare sullo stesso blindato privo di aerazione idonea.

Signor Capo della Polizia, comprendiamo bene l’obiettivo mal celato che si prefigge questa disposizione governativa, siamo consapevoli della difficoltà di doversi adeguare ai diktat sanitari imposti da altri che poco conoscono le difficoltà organizzative del nostro lavoro ed apprezziamo anche lo sforzo ed il coraggio che era stato fatto con l’emanazione della precedente circolare, ma quel che stigmatizziamo qui oggi, è che da questa imposta nuova circolare i poliziotti si aspettavano che la materia fosse stata valutata nel suo complesso con una disciplina analitica e completa di come saranno somministrati loro i pasti da oggi in poi, e come potranno comunque mangiare i tanti colleghi che, ripetiamo, per i più svariati motivi, non si sono vaccinati – e parliamo di un dato superiore al 12%, ergo, di migliaia e migliaia di poliziotti – mentre il minimo che potessimo aspettarci noi, che abbiamo l’onore, ma anche l’onere di rappresentarli, era una convocazione urgente per un confronto sereno e leale sulla fruizione del vitto, che per noi è e resta un preciso diritto.

Ci auguriamo che nonostante il periodo, almeno, ciò avvenga subito e, naturalmente, previa una precisa, chiara ed immediata sospensione dell’efficacia dell’odierna “circolare” che getterà nel caos la periferia, visto che lascia ad ognuno delle migliaia di dirigenti della Polizia di Stato l’onere di assumersi in prima persona la risoluzione del problema attingendo, forse, ad istituti che poco si attagliano al particolare ed eccezionale caso di specie che, invece, deve essere risolto dai vertici del Dipartimento.

In attesa di riscontro, porgiamo cordiali saluti.

La lettera