Oggetto: rinnovo ccnl 2018-2021 e provvedimenti legislativi collegati (cd. “pacchetto specificità). – richiesta intervento urgentissimo.

Signor Presidente del Consiglio,

come ben sa sono in corso, con modalità invero “singolari”, le trattative per il rinnovo del contratto di lavoro del personale civile e militare del Comparto sicurezza e difesa in relazione al periodo 2019-2021 per il personale non dirigente e a quello 2018-2020 per il personale delle qualifiche dirigenziali.

Di certo sa anche che, per l’ennesima volta, ci ritroviamo a dover discutere in ritardo di incrementi delle voci retributive fisse e continuative con percentuali simili a quelle del restante pubblico impiego, senza quel riconoscimento di specificità che pure è esplicitamente previsto da una legge dello Stato in virtù della particolarità del lavoro che siamo chiamati a svolgere.

Un fatto di particolare gravità se, come sa chiunque indossi un’uniforme e come chi governa il Paese deve sapere, “specificità” non è una parola vuota o astratta, ma esprime un concetto che racchiude sacrifici, rinunce, rischi, responsabilità e oneri che nessun altro lavoratore si assumerebbe mai nelle misere condizioni che ci vengono riservate.

Ebbene, anche per le voci accessorie gli incrementi possibili con le risorse attualmente disponibili saranno limitatissimi e continueremo così ad essere l’unica categoria per la quale, ad esempio, il lavoro straordinario verrà pagato meno di quello ordinario se si tiene conto, come dovrebbe essere, di tutte le voci fisse e continuative: un’offesa grave a dignità e professionalità di donne e uomini che ogni santo giorno antepongono l’interesse comune alle necessità proprie e delle rispettive famiglie.

Dopo quasi vent’anni sarà forse possibile ritoccare i pochi spiccioli previsti per andarsi a prendere sputi e sassate in ordine pubblico e lavorare alle intemperie, di notte e nei festivi: palliativi che non basteranno neppure per avvicinarci un po’ alle altre categorie, quando lavorano in condizioni similari. Lo diciamo sottolineando, con tutta la forza del caso, come i poliziotti italiani siano unanimemente considerati fra i migliori al mondo, ma sono i peggio trattati d’Europa.

È chiaro quindi che tutto quanto sopra detto sarebbe del tutto insufficiente se non venisse affiancato da un “pacchetto specificità” che contenga utili a salvaguardarci quando siamo protagonisti dei vari tipi di “infortunio” legati al servizio con un’idonea polizza sanitaria e un’adeguata tutela legale ma, soprattutto, interventi sostitutivi della previdenza integrativa, il famoso “secondo pilastro” che avrebbe dovuto mitigare gli effetti del passaggio dal sistema di calcolo pensionistico retributivo a quello contributivo previsto nel 1995 dalla riforma Dini.

Proprio su quest’ultimo aspetto ci corre l’obbligo di richiamare la sua attenzione: sul tavolo del rinnovo del ccnl la previdenza integrativa, che solo a noi del Comparto sicurezza e difesa è stata negata da oltre un quarto di secolo, avremmo dovuto negoziarla e, purtroppo, ora ci è precluso contrattare anche la “previdenza dedicata”.

Si tratta di una grave mortificazione del ruolo del Sindacato, aggravato dal fatto che, ad oggi, ancora non conosciamo neppure l’entità delle risorse destinate al “pacchetto”, nonostante le nostre ripetute richieste di incontrarLa, avanzate per iscritto in base ad altra nota legge dello Stato, inviate anche per tramite del tavolo contrattuale e della Sig.ra Ministro dell’interno.

In questo quadro, già di per sé tutt’altro che esaltante, rischia però di arrivare la classica goccia che farebbe traboccare il vaso, obbligando alla mobilitazione noi Servitori dello Stato a ordinamento civile che, nonostante quanto sopra, rischiano ogni giorno la propria incolumità almeno quanto i colleghi ad ordinamento militare.

Ci riferiamo alle differenti modalità di calcolo della pensione – che notoriamente ha natura di retribuzione differita – tra colleghi che hanno il medesimo impiego, la medesima qualifica professionale e quindi – giustamente – la stessa retribuzione immediata durante il servizio attivo, in violazione di fondamentali principi dell’Ordinamento sanciti anche della Costituzione.

Le chiediamo quindi di far sì che il disegno di legge di bilancio che presenterà domani, 28 ottobre al CdM destini, in seno al citato “pacchetto specificità”, risorse adeguate a sanare le gravi disparità previdenziali interne al Comparto, applicando con identiche modalità l’art. 54 del dPR 1092/1973 a tutto il personale, indipendentemente dallo status civile o militare rivestito.

Cordiali saluti.

La lettera