In questi giorni pensare a ‘festeggiare’ nel giorno dell’8 marzo è quanto mai difficile e c’è, invece, molto su cui riflettere. Le donne, ovunque, più che mai, combattono una vera guerra quotidiana per difendere l’incolumità propria e dei loro figli, quando ne hanno; portano la maggior parte del peso dei drammi moderni, e benché siano l’emblema della forza e del coraggio, hanno bisogno di maggiore impegno per garantirne la sicurezza.
Penso a tutte quelle donne che non hanno visto l’alba di questo giorno, le tante vittime di un’ecatombe chiamata femminicidio, 118 nell’ultimo anno in cui l’emergenza sanitaria le ha costrette in casa alla mercè dei propri carnefici.
Penso a tutte le donne che hanno lasciato case compagni e certezze per fuggire al massacro della guerra, trascinandosi dietro piccoli che tengono in vita con la forza della disperazione.
Penso a tutte quelle donne discriminate, offese e frustrate da una società che sbandiera il concetto di parità come uno strofinaccio poi però calpestato, nei fatti.
Penso, anche, alle tante donne che ogni giorno indossano l’uniforme, e poi carezzano teste e baciano visi a cui promettono di tornare appena possibile sapendo che potrebbero anche non riuscirci. Per ciascuna di loro sappiamo bene che non si fa abbastanza.
Per ciascuna attendiamo ancora sostegni reali, protezione concreta e, più di tutto, leggi più severe e pene reali e congrue per chi ne viola i diritti, leggi che possano davvero garantirne la sicurezza o che possano rendere loro giustizia di fronte agli abusi, alle violenze, alle prepotenze, alle discriminazioni che subiscono. E ciò, naturalmente, comprende anche tutte le aggressioni perpetrate da chi infierisce su una donna poliziotto, che ancora non può contare neppure su banali strumenti di autodifesa diversi dall’arma di ordinanza. Senza citare, più semplicemente, difficoltà apparentemente banali come quelle di tutte coloro che, allo stesso modo, non possono neppure contare su un asilo nido in ogni ufficio, questura, o distaccamento. Delle donne si parla molto, ma di certi fiumi di retorica si può benissimo fare a meno. Meglio sarebbe passare ai fatti.

Valter Mazzetti