La manifestazione di Bologna è stata l’ennesima occasione per alimentare un dibattito, oramai noioso, tra manifestanti ed antagonisti, nel quale, come sempre, a rimetterci le penne è chi indossa un’uniforme.

Al centro del dibattito, tutto mediatico e poco pratico, il solito film della presunta repressione con la forza verso coloro che, abusando del ruolo di manifestanti, diventano aggressori di chi si trovi al loro cospetto anche se indossa una divisa e rappresenta lo Stato.

In fondo è la storia degli ultimi 15 anni del nostro paese e di come gli scenari dell’ordine pubblico siano profondamente cambiati.

Così come è cambiato il bisogno di sicurezza e con esso la macchina organizzativa della polizia e delle forze dell’ordine che hanno saputo mettere in campo nuove strategie.

Lo ripetiamo ormai in modo compulsivo: non può essere solo delle forze di polizia il compito di fronteggiare una mutata realtà sociale. La sicurezza è il risultato di un processo complesso.

Ormai abbiamo compreso che servono nuovi strumenti per fronteggiare in modo efficace i violenti quali, ad esempio, il daspo nelle manifestazioni di piazza.

Del pari, è sicuramente necessario modificare ed aggravare le conseguenze dell’oltraggio e delle lesioni a pubblico ufficiali qualora avvengano nel corso di manifestazioni o tumulti di piazza. Anche su questo punto noi avevamo fatto la nostra parte, presentando il testo di una proposta di legge volta all’introduzione del reato di terrorismo di piazza nell’ordinamento giuridico italiano.

Ma anche questa volta temiamo l’ennesima polemica mediatica che non sarà accompagnata dalle dovute scelte legislative.

Speriamo che l’argomento, che ad ogni evento ritornata di strettissima attualità infiammando le cronache, non cada nel dimenticatoio e, soprattutto, che chi debba decidere comprenda che sicurezza e giustizia sono due facce della stessa medaglia.

Quella stessa faccia che ci mettono sempre, ed in ogni condizione, gli operatori delle forze di Polizia, che non solo si aspettano una maggiore protezione dal sistema legislativo, ma magari anche un miglior riconoscimento economico del loro lavoro. Lo vogliono gli uomini delle forze dell’ordine e lo vogliono le persone per bene che hanno un sussulto di orgoglio quando incontrano una divisa sporca di sangue per aver difeso la loro libertà, trovando anche il coraggio di applaudire.