Lo avevamo temuto, preannunciato e denunciato.

La militarizzazione del Corpo Forestale dello Stato (storica Forza di Polizia, attiva dal 1822) ed il suo scioglimento con contestuale riorganizzazione come “Comando per la Tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare”, all’interno dell’Arma dei Carabinieri, segna un preoccupante e pericoloso precedente.

Il modello di Sicurezza concepito nel nostro paese delineato chiaramente nella Legge 121 del 1981, tende a favorire un dualismo tra forze di polizia civili (Polizia di Stato, Penitenziaria, Corpo Forestale) e militari (Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza), con compiti simili per le due forze di polizia a competenza generale (polizia e carabinieri) ma organizzazioni diverse con la chiara intenzione di far concorrere alla gestione della sicurezza pubblica un’organizzazione civile ed una militare.

Fra le varie finalità dei decreti delegati della Legge c.d. Madia esiste appunto la delega per la rimodulazione dell’apparato sicurezza che giunga ai seguenti risultati complessivi:

soppressione del Corpo Forestale dello Stato;

riordino delle funzioni di polizia;

riordino della polizia provinciale e dei vigili del fuoco;

processo di riorganizzazione delle strutture centrali e periferiche.

Ci sembra che da nessuna parte sia scritto che tali passaggi debbano avvenire modificando l’impianto della Legge 121 e soprattutto travalicandone i contenuti ed i diritti costituzionali in essa chiaramente espressi.

Il provvedimento approvato nei giorni scorsi dal Governo riscrive con implicita abrogazione di alcune parti la legge 121/81, ma cosa più grave offende e calpesta quel concetto di forza di polizia ad ordinamento civile che proprio quella legge voleva attuare. Una forza di polizia moderna, civile che alimentasse la sua vitalità dalla maggior vicinanza alla cittadinanza, indirizzando i compiti istituzionali al servizio delle istituzioni democratiche e dei cittadini, in vista della garanzia “delle libertà e dei diritti degli stessi”.

Così era ed è per la Polizia di Stato, e a questo punto non ci rimane che sperarlo. Così era e, purtroppo, non sarà per il Corpo Forestale dello Stato.

In un momento in cui tutto il mondo, Italia in testa, parla delle nuove libertà civili, ai lavoratori di un settore, peraltro delicatissimo per gli equilibri sociali, vengono tolti diritti essenziali.

La libertà sindacale, in primis, ha segnato un mezzo di evoluzione e crescita delle Forze di Polizia ed un sempre maggior confronto ed adeguamento con i cambiamenti della società.

Quindi seppure non volessimo considerare ciò che dice chiaramente l’Europa circa i diritti sulla materia (una recente pronuncia della CEDU considera la limitazione delle libertà sindacali ai militari una palese violazione dei diritti dei lavoratori pur sottoscritta da tutti gli Stati membri) una risposta è da dare circa l’ipotesi di una militarizzazione strisciante.

Già, perché non è data al personale civile della forestale concretamente la possibilità di optare per scelte che gli consentano di salvaguardare il proprio status civile, se non rischiando la mobilità e l’eventuale esubero (concretizzandosi, quindi, in una finta previsione, quale mera clausola di stile).

Eppure soluzioni idonee ad offrire un percorso di riorganizzazione che contemplasse i legittimi diritti costituzionali dei lavoratori esisteva ed esiste.

Cercando di calarci nella filosofia politica e propagandistica che riteniamo sottacesse a tale scelta, con spirito propositivo e individuando una sintesi tra questa e la salvaguardia dei diritti e delle legittime aspettative delle donne e degli uomini del Corpo forestale dello Stato senza violentarne la dignità professionale e la scelta di vita operata all’atto dell’assunzione in tale particolare forza di polizia, abbiamo proposto la creazione di una Direzione centrale interforze per la Polizia Ambientale, incardinata all’interno del Dipartimento della P.S., che salvaguardasse lo status ad ordinamento civile del personale del Corpo Forestale ed evitasse, così, l’evidente violazione dei diritti su richiamati.

Nella convinzione che la scelta operata dal Governo oltre a non produrre alcuna economia (anzi, intanto si parla di svariati milioni di euro per riqualificare il personale e riadattare caserme e mezzi) e a non rendere minimamente più efficiente la delicata funzione esercitata dalla Forestale, si presenta oggi solo come un mero spot elettorale spinto sulla pelle di circa 7000 famiglie, resteremo al fianco dei nostri colleghi del Corpo Forestale dello Stato, affinché la loro battaglia di diritto e per la salvaguardia della dignità professionale non svanisca nel nulla e non segni l’inizio di un nuovo tipo di strisciante generalizzata militarizzazione che punti, come nel miglior spirito marziale, all’obbedir tacendo. 

Il Segretario Generale Valter Mazzetti