Con l’annunciata introduzione di risorse aggiuntive da parte del Governo pari a 390 milioni di euro, se confermate com’è logico che sia, da aggiungersi ai 119 mln già esistenti e ai 28 mln di economie, è indubbio che l’ipotesi di riordino delle carriere prospettata dal Dipartimento il 12.10.2016 assume una fisionomia di maggiore pregio rispetto alle precedenti bozze.

L’up grade parametrale per tutti i dipendenti nei diversi ruoli e qualifiche – mai fatto nei precedenti riordini delle carriere – pur nella sua dimensione, rappresenta sicuramente un apprezzabile riconoscimento economico al merito dei professionisti della sicurezza, così come:

      le previsioni di riduzione dei tempi di permanenza che prevedrebbero uno sviluppo di carriera, da agente a sovrintendente capo, nel corso di 24 anni in luogo degli attuali 29 e da vice ispettore a sostituto commissario nel corso di 25 in luogo degli attuali e neanche certi 32;

      la riduzione da 8 a 4 anni di permanenza nelle qualifiche apicali di tutti i ruoli per l’attribuzione dell’ulteriore incremento retributivo;

      il mutamento dei tempi di permanenza in alcune qualifiche ai fini della progressione in carriera nei diversi ruoli e conseguente anticipazione dell’accesso al trattamento economico superiore, anche con riflessi previdenziali (anticipazione di due anni, da 7 a 5, per tutti gli avanzamenti nel ruolo dei sovrintendenti e riduzione a 9 anni dei tempi per la promozione degli ispettori capo alla qualifica di ispettore superiore, attraverso lo scrutinio a “ruolo aperto” – quindi senza più il limite dei posti disponibili – con l’eliminazione del concorso interno e dello scrutinio a ruolo chiuso);

      l’attribuzione alle qualifiche apicali, quale potenziamento e valorizzazione delle funzioni, del trattamento economico del parametro superiore, di nuova istituzione;

      l’aumento della dotazione organica di 4.000 unità nel ruolo dei sovrintendenti.

Fin qui, quelli che possono sicuramente considerarsi dei passi in avanti, almeno rispetto a tutte le precedenti ipotesi, anche se, purtroppo, a causa del vincolo normativo imposto dalla legge delega, a ciò non corrisponde alcun automatico slittamento verso l’alto dei vari ruoli, come invece già accaduto nell’ambito della riqualificazione di tutto il pubblico impiego, con ricadute concrete e mortificanti anche all’interno degli uffici della Polizia di Stato laddove personale impiegatizio prevalentemente in possesso del titolo di studio di secondo grado si trova da anni inquadrato nel ruolo dei funzionari ed a capo di talune aree in cui i nostri sostituti commissari risultano collocati in subordine funzionale.

Tuttavia, sono ancora molti i nodi da sciogliere, approfondire e modificare affinché, su questo riordino, si possa esprimere un giudizio positivo (almeno sufficiente, se non proprio esaltante) nella sua portata generale. Tra questi, riportiamo brevemente quelli che riteniamo i più rilevanti. 

In primis, siamo nettamente contrari al ritorno al passato della figura dell’assistente capo u.p.g.. 24.500 sarebbero, infatti, gli assistenti capo (i più anziani) ai quali l’Amministrazione vorrebbe attribuire la qualifica di ufficiale di pulizia giudiziaria “con incarico speciale” in sede. Intanto, non è chiaro per quale bizzarro motivo, a fronte delle nuove dotazioni organiche, da un lato l’Amministrazione ritiene sufficiente (e solo dopo nostre costanti pressioni) la previsione di 24.000 sovrintendenti (passando da 20000 a 24000), mentre dall’altro vorrebbe altri 24.500 UPG tra gli assistenti capo. 

Al riguardo saremo molto lapidari, delle due l’una: o si allarga, come auspichiamo, di molto la dotazione organica dei sovrintendenti, consentendo – nelle fasi transitorie e anche in soprannumero riassorbibile – a tutti gli attuali assistenti capo di accedere a quel ruolo; o non possono essere prese in considerazione (peraltro esclusivamente per la qualifica apicale degli assistenti) maggiori attribuzioni di qualifiche, quale quella di ufficiale di P.G., ai fini della corresponsione del parametro superiore. Questo dovrà essere loro riconosciuto al pari delle qualifiche apicali degli altri ruoli. 

Altro elemento di preoccupazione al riguardo, poi, è dato dai pregressi comportamenti assunti dall’Amministrazione che, è bene ricordarlo, a causa dei concorsi non fatti, ha pressoché fatto sparire la qualifica di vice sovrintendente (a causa delle decorrenze giuridiche retrodatate anche di 8 anni) e dimezzato per anni il ruolo dei sovrintendenti e, attualmente, anche quello degli ispettori. Conseguentemente, se l’Amministrazione saziasse la propria “fame” di ufficiali di polizia giudiziaria tramite l’attribuzione agli assistenti capo, ben poche sarebbero le certezze sul ripianamento a breve dell’organico dei sovrintendenti. 

Ripianamento per il quale, sempre nella ipotesi prospettata, sarebbero compresi i 3.800 posti derivanti dalla copertura delle vacanze disponibili dal 31.12.2013 al 31.12.2016 (ai quali vanno sommate le tante rinunce dell’ultima annualità), alla cui copertura si provvederà attraverso un unico concorso da bandire entro il 2017. Ebbene, al riguardo, trattandosi di posti che dovevano essere ripianati prima del riordino delle carriere, per questi dovrà essere comunque assicurata la diversa decorrenza giuridica come attualmente previsto, in base alle annualità di riferimento. 

Ulteriore stravaganza al riguardo è data dalla previsione concorsuale, nella cennata bozza, del limite del 20% dei posti disponibili a concorso, riservato al personale del ruolo degli agenti e assistenti con 5 anni di anzianità e con un’età anagrafica non superiore ai 40 anni.

Incredibile davvero! Con gli ingressi in polizia degli ultimi anni, in età non proprio giovanissima, nella migliore delle ipotesi, gli assistenti sarebbero fuori da ogni possibilità di promozione, dal momento che non potrebbero accedere né alle selezioni riservate agli assistenti capo né, molto difficilmente, per limiti di età anagrafica imposti, a quella per il restante personale.

L’UGL Polizia ha detto sin dalla prima riunione che questo riordino, soprattutto nella fase transitoria, deve prevedere regole chiare e univoche per tutti. Soprattutto dal momento in cui non sono ipotizzabili inquadramenti automatici, gli avanzamenti di ruolo devono avvenire, ripetiamo, almeno nella fase transitoria, tutti con le stesse modalità. 

Troviamo, pertanto, inaccettabile la mancata chiarezza sulla previsione di meccanismi di progressione in carriera dal ruolo dei sovrintendenti a quello degli ispettori, così come la mancanza di previsione rispetto alle specificità che debbono essere riconosciute ad alcuni corsi per sovrintendenti cosi come specificato meglio in seguito, anche per gli ispettori ante riforma. Ci riferiamo, ad esempio, ai sovrintendenti del 15°, 16° e 17° corso che, ormai da troppi anni, attendono un equo riconoscimento della loro particolare e nota situazione professionale nonché dei sacrifici fatti per superare una prova concorsuale molto selettiva e, in molti casi, conclusasi con la perdita della sede.

Il riordino va interpretato nella sua interezza, non dimenticando mai che sbloccare i ruoli più elevati consente un maggiore flusso a cascata per tutti i restanti ruoli. Pertanto, proprio perché l’ipotesi prevede l’accesso al ruolo ispettori con diploma e previo un corso di formazione di tre anni, al termine del quale si consegue la laurea breve, a maggior ragione occorre prevedere uno sbocco di carriera per il ruolo degli ispettori che, altrimenti, costituirebbe un tappo per la progressione in carriera di tutti gli altri ruoli agenti assistenti e sovrintendenti. E quale migliore sbocco potrebbe esserci se non quello nella nuova carriera direttiva alla quale, alla luce delle modifiche cosi sostanziali, riteniamo debba potersi accedere solo tramite concorso interno.

In tale quadro siamo convintamente sostenitori che l’intento ministeriale di dirigenzializzazione degli attuali direttivi (noi speriamo tutti al fine di liberare posti e con modalità ancora tutte da individuare)  – nella fase transitoria – sia un’operazione condivisibile ed auspicabile, ma al contempo vogliamo mettere in guardia il Dipartimento affinché ciò non debba costituire l’ennesima occasione per schiacciare ancor più verso il basso il ruolo degli ispettori (e a cascata tutti gli altri), il che non sarebbe da noi assolutamente accettato.

In un’auspicabile prospettiva di “carriera aperta dalla base” non é immaginabile che un’operazione del genere, attuabile per effetto dell’art. 8 della Legge delega Madia e basata su merito, professionalità ed anzianità, finisca per allargare ancor di più il solco ed aumentare le distanze tra il primo dei sostituti commissari e l’ultimo dei funzionari.

Eppure, molti sono gli ispettori apicali che già, di fatto, svolgono attività di direzione o vice dirigenza di Uffici e rivestono ed esercitano la funzione di ufficiali di pubblica sicurezza, per i quali ben si potrebbe prevedere uno slittamento nelle qualifiche direttive di vice commissario e commissario ad oggi vuote.

Oppure, il transito mediante scrutinio per titoli, nelle qualifiche del prospettato nuovo ruolo direttivo di cui, però, non se ne comprende la necessità dal momento in cui sono in procinto di svuotarsi anche le caselle dei comm. capo e dei vice questori aggiunti. Questa, che peraltro sarebbe una semplice regola di equo e proporzionale trattamento nella fase transitoria, tra i funzionari e gli ispettori, vedrebbe validata la sua legittimazione anche dal fatto che per questi ultimi, attualmente percettori del parametro stipendiale 139,00 (commissario) é stato già prospettato anche lo slittamento verso l’alto con parametro sensibilmente aumentato.
Questa operazione non è dovuta in favore degli ispettori solo per un principio di banale equità ma soprattutto per il fatto che gli attuali sups e sost. commissari risultano  inopinatamente danneggiati per un decennio da una mancata chance, ex art. 16 d.lgs. 334/2000, per esclusiva causa dell’Amministrazione che, dopo il 2006, non ha mai bandito i concorsi per l’accesso al Ruolo Direttivo Speciale. Ruolo speciale presente invece, a pieni organici, in tutte le altre forze di polizia, a beneficio dei marescialli-ispettori, a tutt’oggi con bandi in corso nell’Arma dei Carabinieri con scadenza il 24.10.2016. Ma la cosa più grave, per cui pervicacemente l’Amministrazione non ha ancora fatto gli indispensabili passi in sede di bozza, riguarda tutti i sostituti commissari già ispettori ante d. Lgs. 195/95, tenuti vergognosamente al palo per ben 21 anni, declassati dal loro ruolo semi-direttivo, spogliati delle originarie funzioni, raggiunti prima e surclassati poi dai sottufficiali di tutte le altre forze di polizia, trasformati da esperti di polizia giudiziaria ad ufficiali di pubblica sicurezza ma soprattutto privati della possibilità di transitare nel Ruolo Direttivo Speciale attraverso i concorsi loro riservati per 1300 posti  – ex art. 25 D.Lgs. 334/2000 – che il Dipartimento non ha mai bandito, riteniamo per mere chiusure culturali. Per questi dipendenti, umiliati per 21 anni, tutti oggi con almeno 35 anni di servizio, molti dei quali prossimi alla pensione, non si può pensare di voltarsi dall’altra parte.

Nella bozza di riordino l’Amministrazione ha prospettato un’ipotesi offensiva e perciò inaccettabile da questa O.S.: il compimento di concorsi con esame, la frequenza scaglionata di corsi formativi da realizzarsi in più anni, un ruolo direttivo ad esaurimento con un numero di posti inferiore a quello previsto nel 2000 e l’attribuzione della qualifica a fine corso. Tutto ciò – anche alla luce della nota Sentenza del Tar Lazio di febbraio 2016, per la quale il Ministero dell’Interno ha chiesto ed ottenuto la sospensiva – dev’essere assolutamente rivisto con una formula di sanatoria che, nella fase transitoria, preveda l’immissione immediata nel ruolo ad esaurimento (per noi ruolo ordinario), con l’attribuzione giuridica della qualifica consona che non provochi scavalchi, a decorrenza 1.1.2017 di tutti gli aventi diritto. Questo è il minimo che l’Amministrazione può oggi riconoscere a tali colleghi, per un danno enorme, irreparabile e sperequativo arrecato loro rispetto a tutte le altre forze di polizia, a cui non potrà in alcun modo aggiungersi la beffa di costosissimi corsi formativi semestrali, per gente che é a ridosso dei 60 anni di età, ma per cui invece dovranno individuarsi formule innovative di aggiornamento, al massimo per tre mesi, anche con modalità e-learning.

Altrettanto grave, poi, è la previsione di una dirigenzializzazione dei funzionari che esclude i commissari capo (che invece potrebbero liberare posti per gli ispettori che potrebbero liberarne per i sovrintendenti che, a loro volta, ne libererebbero per agenti e assistenti) ed è completamente reticente in ordine alla contrattualizzazione della dirigenza.

Ma se per tutti questi ruoli, ancorché se non condivisibili, alcune cose sono state comunque dette o ipotizzate, il buio totale invece scende sul ruolo tecnico-scientifico e professionale, per il quale, ipotizzandone solo una drastica diminuzione della dotazione organica e dei settori e dei profili, l’Amministrazione nulla ha ancora detto circa quali sono le sue reali intenzioni per valorizzare e riqualificare, anche nelle fasi transitorie, quel personale, rinviando il tutto ad una specifica futura riunione.

Pertanto, dopo anni e anni di disillusioni, mortificazioni professionali, paventati progetti, istituzione di diverse commissioni di lavoro, previsioni e ipotesi del tutto inconcludenti, ancora una volta – alle porte quasi della definizione del riordino in parola – quel personale è costretto all’ennesima “supercazzola” dovendo leggere che “in proposito, si sta definendo un apposito progetto riformatore attraverso una nuova architettura dei ruoli e la massima valorizzazione delle preziose professionalità indispensabili all’espletamento dei compiti istituzionali, che investe anche l’assetto organizzativo centrale e territoriale”. Nell’augurio di sbagliarci profondamente, aspettiamo di poter leggere con molta attenzione questa nuova architettura riformatrice e, soprattutto, di sapere come l’Amministrazione intende riqualificare il personale oggi operante in tale settore, dopo che per anni, gli ha addirittura precluso quelle già esigue prospettive di carriera riconosciute al restante personale.

Con questo comunicato – ben lungi dall’aver toccato in modo completo tutte le situazioni che meritano un serio approfondimento, gli istituti che devono essere completamente rigettati e rivisti nella loro totalità, le posizioni giuridiche dei diversi ruoli e qualifiche e le legittime rivendicazioni derivanti da anni di penalizzazioni – ci auguriamo almeno di aver fatto po’ più di chiarezza sul quadro generale attuale.

Roma, 21 ottobre 2016

                                                                                             LA SEGRETERIA NAZIONALE