Preg.mo Signor Capo della Polizia,

l’attualità ripropone, sempre in modo
drammatico, la necessità di adeguare alla realtà quotidiana la normativa sul possesso di armi, diverse da quelle di servizio, per gli Appartenenti alle Forze di Polizia. L’invito, rivolto dallo stesso Ministro dell’Interno nell’estate del 2016, dopo i tragici attentati terroristici avvenuti in Francia, avrebbe dovuto indurre alla riflessione il medesimo
Ufficio per gli Affari della Polizia Amministrativa e Sociale che invece, sulla questione, ha opposto sempre un rifiuto, ancor oggi, inspiegabile se sottratto dalle scrivanie dove è
stato vergato e portato sulle strade dove tutti noi viviamo la nostra diuturna battaglia per la legalità e la sicurezza nostra e del nostro Paese.

Di fatto la questione è fin troppo semplice: la norma di riferimento è il Regio Decreto 6 Maggio 1940, n. 635 che all’art.73 prevede che “…..il Capo di Polizia, i Prefetti, i Viceprefetti, gli Ispettori provinciali amministrativi, gli Ufficiali di P.S., i Pretori e i Magistrati addetti al Pubblico Ministero o all’ufficio di istruzione, sono autorizzati a portare senza licenza le armi di cui all’art. 42 della legge…..”, eppure tutti questi soggetti non hanno alcuno degli obblighi a cui invece soggiacciono gli Agenti di P.S., tra cui il dover dimostrare il mantenimento dell’idoneità al tiro
tramite gli addestramenti ed aggiornamenti teorici e pratici, (come le esercitazioni di tiro) ed al maneggio delle armi.

Chiunque abbia visto la Beretta 92, in dotazione a tutte le Forze dell’Ordine,
sa che, per le caratteristiche di peso ed ingombro, questa risulta essere poco adatta al porto per difesa personale ed all’occultamento dell’arma sulla persona,
specialmente durante i mesi estivi in cui gli abiti leggeri non possono celare
una pistola pesante 1,2 kg e lunga quasi 22 cm.!

Ciò con buona pace di ragionamenti sulla necessità di ulteriore addestramento
per il personale di Polizia che chiede, anche a proprie spese, di venire autorizzato a portare un’arma per difesa personale diversa da quella in dotazione.
Queste richieste, ancora oggi, vengono bocciate dalle Prefetture!

Quindi se da un lato abbiamo una “recentissima” (!!!) normativa che risale
a Vittorio Emanuele III Re d’Italia (!!!) che autorizza al porto delle armi senza licenza solo a chi non è sistematicamente addestrato a farlo, se non per passione personale, dall’altro abbiamo i Prefetti che impediscono ai poliziotti di portare un’arma  che abbia caratteristiche adatte al porto occulto.

E’ evidente che un cambiamento delle norme primarie debba passare le forche
caudine della discussione politica, ma innanzitutto dobbiamo fare un cambio di passo internamente ai nostri Uffici Legislativi, i quali, ad oggi, non sono ancora riusciti  ad elaborare alcuna ipotesi che permetta, nella concretissima realtà, ai tantissimi poliziotti che vogliano farlo, di porsi (a proprie spese….!) nelle condizioni di difendere
i cittadini dalle peggiori minacce criminali.

Il nostro appello è che si faccia, per una volta, un passo avanti nella concretezza lasciando da parte gli inutili orpelli di norme tanto datate, quanto contraddittorie, rispetto alla realtà attuale.
Restando in attesa di riscontro, si porgono distinti saluti.

La lettera