COMUNICATO STAMPA 19 MARZO 2019

Fsp Polizia contro lo spot della Red Bull: “Anche la pubblicità ci criminalizza, è grave. Che si voglia puntare su un’idea già assodata, o che si voglia condizionare il pensiero comune, quel testo non ha nulla a che fare con la satira”

“Siamo sinceramente molto colpiti dall’ultimo spot che è stato diffuso in Italia per pubblicizzare la Red Bull e che, chiaramente, rappresenta l’ultima incredibile forma di criminalizzazione dell’operato delle Forze dell’ordine a cui, stavolta sì, non eravamo preparati né abituati. Che venga asserito senza mezzi termini nella pubblicità di una bevanda che gli operatori della sicurezza si accaniscano sui manifestanti, reprimano il dissenso con la forza, e addirittura provino piacere e soddisfazione a impedire la libera manifestazione del pensiero è una cosa che lascia basiti, perché un messaggio di questo tipo a un livello come questo, della pubblicità televisiva, può voler dire solo due cose: chi ha ideato lo spot ha puntato su un’idea che ritiene già diffusa, assodata, e quindi vincente; oppure ha voluto diffondere subdolamente un preciso messaggio. In entrambi i casi riteniamo la cosa alquanto inopportuna, per non dire grave. A nulla vale replicare che quella dello spot sia mera satira, la quale punta sull’eterno tormentone della guardia che insegue e il reo che scappa, fonte di tante storiche vignette simpatiche. Una trovata ironica su qualcuno che riesce a scappare ‘mettendo le ali’ non ha nulla a che fare con il testo che accompagna quelle immagini. Quello spot di satirico non ha nulla: descrive i buoni, i manifestanti, che vogliono dire la loro e che hanno ‘alti ideali’; e i cattivi, gli agenti, che rappresentano lo Stato tiranno a cui non piace chi combatte per la libertà. E noi dobbiamo fare sicurezza in un paese in cui si usano questi argomenti per vendere le bevande”.
E’ questo il commento molto critico di Valter Mazzetti, Segretario Generale dell’Fsp Polizia di Stato, a proposito dell’ultimo spot pubblicitario della nota bevanda Red Bull nel cui testo si sostiene più volte che l’intenzione delle Forze dell’ordine è di impedire la manifestazione del dissenso.