OGGETTO: Inaccettabile esclusione del personale delle Forze di polizia ad ordinamento civile e militare, delle Forze armate e del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco dalla possibilità di ottenere il finanziamento dell’indennità di fine servizio ai sensi dell’art. 24, decreto-legge 4/2019.

Illustre Signora Ministra, Illustre Capo della Polizia,

da tempo ci domandavamo se, nei competenti uffici dell’Inps, magari proprio tra quelli “che contano”, ci fosse qualcuno che ritenesse di dover dedicare il suo tempo e le sue attenzioni al tentare in ogni modo di penalizzare donne e uomini in divisa e, ora, con la circolare n. 130, diramata il 17 novembre 2020, forse l’Istituto ha dissipato il dubbio.

Dopo quasi due anni dall’approvazione della norma in oggetto l’attuale Ministro per la pubblica amministrazione è finalmente riuscito a completare gli adempimenti di sua specifica competenza per consentire a tutti i lavoratori delle amministrazioni pubbliche di vedersi anticipata, fino a 45.000 euro, l’indennità di fine servizio (TFS), comunque denominata.

Orbene, tra «I soggetti che accedono al trattamento di pensione ai sensi dell’articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201» ci siamo infatti anche noi, perché anche per noi «A decorrere dal 1° gennaio 2012, con riferimento alle anzianità contributive maturate a decorrere da tale data, la quota di pensione corrispondente a tali anzianità è calcolata secondo il sistema contributivo».

Ciò nonostante, probabilmente, anche se incomprensibilmente, a qualcuno “non andava giù” che questo beneficio arrivasse anche alle donne e agli uomini in divisa, e così l’espressione «…ai sensi dell’articolo…», specificatamente richiamata nella norma primaria, nella circolare dellì Inps. che quella norma avrebbe dovuto limitarsi ad applicare, è improvvisamente diventata «… in base ai requisiti di cui all’articolo» e ciò al sol fine di introdurre un’esclusione di cui non si trova traccia in nessuno degli atti governativi, proprio perchè non vi era alcuna intenzione di escludere alcuno.

Come certamente rammenterà, nelle fasi di elaborazione del testo, proprio al fine di non far menomare da questo diritto il comparto sicurezza e difesa, ci attivammo immediatamente, ed in effetti, in tutti gli atti dell’Esecutivo, compresi il d.P.C.M. recante il regolamento applicativo di questo beneficio e l’intera procedura, finalmente oggi presente sul sito internet del Ministero della pubblica amministrazione, non c’è traccia di alcuna discriminazione.

Solo per carità di Patria evitiamo di soffermarci sui numerosissimi e ricorrenti annunci con cui l’arrivo di questa opportunità è stato ripetutamente trionfalmente annunciato come “imminente”, senza però mai far riferimento al fatto che riguardasse solo una parte dei dipendenti pubblici, escludendone invece proprio quelli a cui, allo stesso tempo, venivano tributati ringraziamenti e riconoscimenti.

Una vita lavorativa fatta di pericoli, logoramento e stress pagati in maniera a dir poco inadeguata – e spesso anche con ritardi inaccettabili – non merita di concludersi con questa ennesima offesa, che ci arriva proprio da chi dovrebbe accoglierci per cercare di aiutarci – almeno in pensione – a recuperare un po’di quella serenità che, per molti decenni, ci ha negato una professione che nonostante tutto amiamo.

A questo punto riteniamo che il Governo di cui Lei è parte importante, non possa esimersi dal chiarire se è conforme alla sua volontà politica questa esclusione dei soli lavoratori del Comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico da un beneficio destinato a tutti i pubblici dipendenti introdotta dall’Inps nella circolare n. 130/2020 o se detta estromissione è frutto di una errata interpretazione e verrà, conseguentemente, subito rimossa.

In attesa di un cortese cenno di riscontro, l’occasione è gradita per inviare distinti saluti.

La lettera