interris.it – La minaccia forse non è imminente. E forse davvero, come si è affrettato a spiegare il ministro degli interni Alfano, il Vaticano – 

 

pure in cima alla lista degli obiettivi dei terroristi – non corre un pericolo immediato. Nessun segnale concreto, spiegano ancora dalla questura di Roma; solo un generico rischio dovuto all’indubbio prestigio che un’azione a San Pietro porterebbe ai jihadisti. In ogni caso, confermano dal Viminale, le misure di sicurezza sono state rafforzate.

Ma proprio qui sta la nota dolente, solo a ricordare – in un Paese purtroppo dalla memoria cortissima – le polemiche di pochi mesi fa sui tagli alle forze dell’ordine. Dati alla mano, sono i sindacati di polizia a descrivere la triste realtà delle strutture chiamate a proteggerci dalla minaccia fondamentalista.

Di 80 mila uomini in meno in 5 anni e 260 presidi territoriali chiusi parla l’Ugl Polizia, raccontando le conseguenze del blocco del turn over: agenti che vanno in pensione e che non vengono sostituiti. Spiega il segretario generale del sindacato di categoria, Valter Mazzetti, che “Si tratta di una riduzione di uomini e mezzi che mette in serio pericolo l’efficacia del controllo del territorio, soprattutto in un momento così delicato. Come per la scuola, la sicurezza dei cittadini non è uno spreco da tagliare ma una risorsa per l’intera collettività su cui investire”.