COMUNICATO STAMPA 06 NOVEMBRE 2018

Identificativi, Fsp Polizia replica ad Amnesty: “Abominio concettuale, non è da noi che la gente deve essere difesa. Subiamo già troppi pericoli e ritorsioni”

“Numeri identificativi per ‘schedare i poliziotti? No grazie. Donne e uomini in divisa pagano già un tributo troppo alto perché la loro incolumità fisica e mentale venga messa ulteriormente a repentaglio dall’ennesimo bersaglio che si vuole piazzare sul loro petto. Dobbiamo constatare purtroppo come da Amnesty giungano sempre interventi che partono dal solito abominio concettuale: non è dagli operatori delle Forze dell’ordine che i cittadini devono essere difesi. I poliziotti non fanno altro se non stare al servizio dei cittadini, delle istituzioni, dello Stato. I poliziotti, come diciamo sempre, non sono buttafuori da strada, l’uso della forza è l’estrema ratio cui devono ricorrere per difendere se stessi e gli altri; e deve essere ben chiaro a tutti che aggredire un operatore delle Forze dell’ordine non si può, è un reato, e non può in alcun modo essere ammesso, tollerato, giustificato. Per il resto, il nostro sistema, a differenza delle strumentali affermazioni della onlus, è fin troppo efficiente e severo quando si tratta di sanzionare chi porta la divisa, praticamente si può dire che forse gli appartenenti alle Forze dell’ordine sono quasi i soli tenuti al rispetto di regole e principi che per la maggior parte della gente sono poco più che barzellette. Eppure, di fronte a questo, invece che preoccuparsi di trovare soluzioni perché la risposta dell’ordinamento sia reale e certa nei confronti di violenti e criminali, con cui abbiamo il piacere di confrontarci quotidianamente, non si riesce a pensare a nulla di meglio che proporre nuovi e più efficaci metodi per mettere a repentaglio l’incolumità fisica, mentale, economica e familiare dei Poliziotti. I governi che si sono susseguiti fin qui sono giustamente giunti ad affermare che questa oscenità dell’identificazione dei singoli poliziotti comprometterebbe la sicurezza degli operatori, esponendoli a gravi ritorsioni. La cosa è assolutamente fondata, tanto che nei pochi Paesi dove si vedono i numeri sui caschi essi identificano un Reparto, e non certo la persona che porta la divisa, e a questa cosa, oltre tutto, corrispondono contrappesi normativi severissimi a salvaguardia degli operatori e contro chi viola le norme dell’ordine pubblico. Ci auguriamo quindi di trovare ancora la medesima ferma risposta da parte di chi ha il compito di difendere migliaia di Servitori di uno Stato che, a nostro parere, dovrebbe piuttosto ridare peso ai reati che vengono commessi giornalmente contro le Forze dell’ordine, alcuni dei quali sono stati depenalizzati, invece che esporci a criminalizzazioni da parte di chi vorrà vendicarsi, arricchirsi, o anche solo divertirsi a torturare un poliziotto”.
Così Valter Mazzetti, Segretario Generale Fsp Polizia, a proposito dell’appello rivolto al ministro dell’Interno e al capo della Polizia da Amnesty International Italia, che ha lanciato una campagna perché le forze di polizia siano dotate di codici identificativi alfanumerici individuali durante le operazioni di ordine pubblico.

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