Incontro con il Ministro

Ieri, abbiamo esplicitamente apprezzato la rapidità con cui il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi,
ha accolto il nostro invito ad incontrarci, insieme ai Sottosegretari Wanda Ferro, Nicola Molteni e
Emanuele Prisco, oltre al Capo di Gabinetto del Ministro Pref. Maria Teresa Sempreviva in
rappresentanza del Governo nel suo complesso, accompagnati dal Capo della Polizia, Pref. Lamberto
Giannini, dal Direttore della Segreteria del Dipartimento, Pref. Sergio Bracco e dal Direttore per le
Relazioni Sindacali Vice Pref. Maria De Bartolomeis.

In premessa, il Ministro, facendosi tramite del nuovo Governo, ha manifestato subito chiaramente,
attraverso le parole del Presidente Giorgia Meloni, di voler riportare il tema della sicurezza in cima
all’agenda politica, nell’interesse superiore della collettività e, per quanto ci concerne, per attuare il
massimo grado di tutela e garanzia dei colleghi che, ogni giorno, si sacrificano senza riserve alcune
sulle strade, negli uffici, e ovunque sia richiesta la nostra presenza. Per questo, nel manifestare la
massima gratitudine per il lavoro quotidianamente svolto, ha tenuto a precisare che, al momento, la
richiesta convocazione a Palazzo Chigi dei sindacati maggiormente rappresentativi per un confronto
sulle tematiche della sicurezza, non è stato ancora possibile a causa dei numerosi e pressanti impegni
che hanno investito il Presidente del Consiglio in questi primi trenta giorni di governo.

In maniera altrettanto chiara e diretta abbiamo chiesto all’Esecutivo di adottare con i sindacati che
rappresentano i poliziotti lo stesso metodo di lavoro adottato per le confederazioni che rappresentano
le altre categorie: un confronto sistematico che consenta di elaborare un cronoprogramma degli
interventi da attuare, che parta comunque da segnali immediati, concreti ed inequivocabili.

Pertanto, modulando i tempi del rinnovo del contratto di lavoro nel contesto generale, ma in modo
certo, abbiamo chiesto di valutare altre misure che consentano di lasciare subito più soldi nelle tasche
dei poliziotti. Oggi un’ora di straordinario obbligatorio “vale” meno di un’ora di lavoro ordinario e,
ciononostante, quelle ore sottopagate e obbligatorie rischiano, nella maggior parte dei casi, di mettere
i poliziotti nelle condizioni di non potersi avvalere neanche di quei benefici economici, quale il
“cuneo fiscale”, su cui sta puntando il Governo. E questo perché queste voci accessorie, abbiamo
ripetuto, per quanto obbligatorie e sottopagate, vanno a formare la base imponibile su cui vengono
calcolati i citati benefici. E “stipendi” più elevati implicano minori riconoscimenti. Proprio per
questo, al fine di evitare che al danno di essere sottopagati si aggiunga la beffa di essere esclusi dai
benefici economici in argomento, abbiamo chiesto un provvedimento normativo che nel calcolo delle
soglie (35.000 euro lordi annui), non tenga conto delle voci accessorie obbligate e sottopagate. Oltre
a questo, come chiesto ormai da diversi anni, abbiamo riproposto la necessità di detassare proprio
tutte le indennità accessorie (es.: straordinari, indennità, premio produzione ecc.), al fine di lasciare
più soldi nelle tasche dei poliziotti.

Anche organici e aspetti ordinamentali richiedono interventi urgenti: superare la legge Madia con
massicce assunzioni di agenti, ma anche ripianare molto velocemente gli organici dei ruoli dei
sovrintendenti, ispettori e direttivi mediante la semplificazione dei concorsi e facendo scorrere
completamente le graduatorie ancora valide dei concorsi per l’accesso a quei ruoli.

Per il ruolo degli ispettori occorre un immediato intervento normativo che consenta di assumere al
nuovo ruolo tutti i circa 3.000 colleghi attualmente idonei al concorso interno a 1.141 posti, con tutte
le semplificazioni concorsuali del caso, insieme ad una revisione più adeguata e celere
dell’eccessivamente lungo percorso di progressione interno per chi è già nel ruolo che rischia di non
riuscire a raggiungere la qualifica apicale. Necessario, poi, oltre che doveroso, è lo sblocco verso il
ruolo direttivo dei residui sostituti commissari idonei al concorso a 436 posti, peraltro con costi
veramente irrisori per l’Amministrazione, e lo scorrimento di tutte le graduatorie dei concorsi. Anche
per questo, come da sempre sostenuto sin dagli originari lavori del riordino delle carriere, almeno
fino alla fase transitoria del 2027, abbiamo chiesto un celere intervento normativo che consenta
all’Amministrazione di ripianare tutti gli organici attingendo almeno per l’80% dei posti da concorso
interno ed il restante 20% da concorso pubblico, diversamente dal 50 e 50 attualmente in essere.

Sarà, poi, necessario un terzo correttivo al riordino che risolva le altre questioni rimaste aperte sia per
i ruoli ordinari che per i ruoli tecnici, per i quali abbiamo espressamente chiesto al Ministro la
sospensione dell’applicazione del nuovo mansionario e una sua profonda revisione che superi tutte le
gravissime problematiche cui stanno andando incontro i colleghi interessati, rivendicando un tavolo
di lavoro con le OO.SS..

Va inoltre sanata la disattenzione al benessere del personale che storicamente affligge la Polizia di
Stato: disguidi, ritardi e disservizi sistematici impongono di riconsiderare il rapporto con NoiPA per
allinearci con i colleghi militari. Di fondamentale importanza, poi, è la più volte richiesta
realizzazione di un Polo Unico Pensionistico attraverso cui far passare tutti i poliziotti per
interfacciarli con un unico apposito ufficio Inps.

Il Polo unico appare indispensabile anche in vista dell’elaborazione della previdenza dedicata che
deve andare a indennizzare tutti i colleghi destinatari del calcolo misto e quindi danneggiati dalla
mancata istituzione della previdenza integrativa: per noi gli stanziamenti esistenti devono essere
integrati par far sì che vengano applicati i principi tracciati dal progetto di legge Gasparri.

Vanno realizzate adeguate garanzie funzionali a partire da leggi che dimostrino che lo Stato sta
davvero dalla parte di chi combatte i delinquenti, e quindi protocolli operativi approvati con leggi che
vadano anche a salvaguardarci degli “atti dovuti”, perché per un Servitore dello Stato il processo è
già una pena che, con i suoi tempi e le sue spese, distrugge la serenità.

Va quindi reso strutturale ed operativo il finanziamento della tutela legale: nessun collega dovrà mai
più anticipare spese per procedimenti comunque legati al servizio, e bisogna fare in modo che non si
debba pagare neppure un euro quando i giudizi finiscono senza una condanna per fatto doloso, anche
se per prescrizione, ponendo fine alle esclusioni e agli inaccettabili tagli apportati dall’Avvocatura
dello Stato.

Sappiamo che per gli appartenenti alla Polizia di Stato la tutela sanitaria giungerà solo nel 2023, con
un anno e mezzo di ritardo rispetto a Carabinieri e Forze armate e, inoltre, le coperture saranno del
tutto insufficienti: servono stanziamenti adeguati al fine di impedire che, a regime, un poliziotto debba
pagare anche solo un euro per spese sanitarie comunque connesse al servizio.

Gli accertamenti sanitari delle CMO devono essere considerati definitivi per l’attribuzione di equo
indennizzo e pensione privilegiata, o per i passaggi ad altre amministrazioni dello Stato per motivi di
salute, dove vanno anche rivisti i parametri stipendiali e le tabelle di equiparazione, per evitare gli
inquadramenti penalizzanti sul piano funzionale ed economico e nell’amministrazione.

Ma gli storici ritardi rispetto ai militari riguardano tutto ciò che interessa la tutela del benessere del
personale: gli alloggi di servizio a determinate condizioni devono essere un diritto che va garantito
ristrutturando quelli esistenti e realizzandone di nuovi, attuando inoltre politiche che consentano ai
poliziotti di acquistare la casa d’abitazione nelle sedi dove vengono inviati a prestare servizio.

Dimensioni e manutenzione degli stabili in cui lavoriamo sono molto spesso inadeguati e non ci
riferiamo solo ai centri di accoglienza per migranti, ma anche alle questure, ai commissariati e agli
uffici di specialità dove, inoltre, bisogna attendere a lungo per manutenzioni anche banali alle caldaie
o agli impianti di climatizzazione, quando ci sono, mentre le pulizie sono sempre insufficienti.

Anche sulle dotazioni servono interventi urgenti: ogni pattuglia in strada deve essere dotata di Taser
e bodycam, strumenti importantissimi e ormai irrinunciabili che peraltro salvaguardano
l’Amministrazione e il cittadino oltre che noi operatori, che ancora troppo spesso riceviamo in ritardo
e in quantità insufficiente svariati componenti ed accessori della divisa.

Il Ministro, i sottosegretari ed il Capo della Polizia hanno manifestato grande interesse per tutte le
tematiche evidenziate, annunziando con cauto e comprensibile ottimismo che a breve ci saranno
segnali positivi per alcune di esse, e l’avvio dei lavori per l’istituzione del Polo pensionistico unico,
oltre che per garanzie funzionali, tutela legale ed altro: attendiamo i fatti.

E attendiamo con sincera fiducia, perché per troppo tempo sono state disattese aspettative e istanze
legittime di migliaia di italiani che, indossando la divisa, dimostrano da sempre di dare tutto senza
pretendere nulla e, anzi, spesso sapendo di andare incontro a trappole e difficoltà di ogni sorta. Senza
ipocrisia e con profonda modestia, riteniamo che a loro il Paese debba riservare gratitudine e rispetto.
E se le parole contano molto, ora è tempo di interventi concreti.

Roma, 23 novembre 2022

Il comunicato