La riforma della pubblica amministrazione è legge dello Stato. Il Senato, in terza lettura, ha approvato il disegno di legge delega che rinnova alcuni criteri della macchina dello Stato, con 147 voti a favore e 97 contrari.
In anticipo rispetto ai tempi preventivati dallo stesso premier Renzi, che nel corso della conferenza stampa in Giappone, aveva auspicato un’approvazione entro la giornata di giovedì 6 agosto.
Nessuna modifica, dunque, al ddl che rinnova la pubblica amministrazione, il quale è dunque pronto alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale prima della pausa estiva, così come sperato dal governo fin dai giorni in cui la Camera aveva licenziato in fretta il testo.
Un passaggio lampo, quello di stamane in Senato, dove la votazione dei 23 articoli si è conclusa in appena un’ora, come detto senza alcun intervento sul testo che, dunque, ora è a tutti gli effetti legge.
Le novità nella riforma
Al governo vengono affidate addirittura 15 deleghe, a partire dalla scrittura di un nuovo testo unico sul pubblico impiego, con introduzione di nuove specifiche per i dipendenti al fine di definire in maniera precisa i tempi di esercizio dell’azione disciplinare.
Cittadini. Nasce la carta della cittadinanza digitale, dove saranno stilati i livelli minimi di qualità dei servizi della pubblica amministrazione online; nel nuovo sistema, dovrebbe diventare possibile pagare multe e bollette entro i 50 euro con un semplice sms.
Vengono inoltre concessi 90 giorni di tempo alle amministrazioni che hanno come prerogativa la tutela del paesaggio e della salute pubblica, prima che scatti il silenzio assenso: in aggiunta, qualora emergano controversie tra enti centrali delo Stato, toccherà al presidente del Consiglio dirimere la questione dopo un passaggio in Cdm.
Imprese. Freme il comparto produttivo per il taglio dei termini fino al 50% in relazione alla conclusione delle procedure su opere di interesse generale o riguardo a interessi produttivi
Dirigenti. Cambiamenti importanti in arrivo anche per i manager della PA, che saranno suddivisi in tre categorie,a seconda dell’area di impiego – Stato, regioni e enti locali – e potranno rimanere in carica fino a quattro anni, saranno selezionati sulla base del merito e della formazione continua a cui saranno sottoposti. Sarà sufficiente una condanna non definitiva emessa dalla Corte dei conti per danno erariale, a rendere attuabile la revoca. Per i dirigenti in odore di licenziamento, rimarrà valida la possibilità di lasciare passando a semplici funzionari.
Tagli. Addio al Corpo Forestale dello Stato, che verrà assorbito in parte dai Carabinieri e per le competenze sugli incendi dai Vigili del Fuoco. Le Camere di Commercio vengono quasi dimezzate da 105 a 60, mentre le Prefetture saranno anch’esse ridotte, ma verranno comunque affiancate dall’Ufficio territoriale dello Stato. La questione delle partecipate dovrà essere affrontata con un decreto attuativo ad hoc.
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