OGGETTO: Pandemia da Covid-19. Aggiornamenti.

Per i profili di interesse e gli aspetti di competenza, si trasmette l’odierna
circolare nr. 555/DOC/C/DIPPS/FUN/CTR/4268-20, a firma del Sig. Capo della Polizia.

La pandemia da Covid-19 si è andata caratterizzando, nelle ultime settimane, per tre
aspetti particolari: un nuovo incremento dei casi positivi, il maggiore interessamento di
soggetti giovani, la prevalenza di quadri asintomatici o con manifestazioni cliniche non
severe.

Le cause di tale recrudescenza, che ha interessato, in particolare, soggetti di giovane
età, possono essere ricondotte a fenomeni di assembramento e di aggregazione più frequenti
nella stagione estiva. Tali eventi, nei quali è stato meno rigoroso il rispetto del distanziamento
sociale, ha reso inoltre più difficoltosa la successiva fase di tracciamento dei contatti dei
soggetti ai quali è stata riscontrata la positività al virus.

Peraltro l’andamento della pandemia resta suscettibile di variazioni, come già si è
verificato nel mesi scorsi, ed è pertanto necessario, nell’individuazione e nell’adozione delle
misure atte a contrastarla, un modello dinamico e sintonico, anche tenendo conto delle
specifiche situazioni locali.

Nella nostra comunità lavorativa non si sono ad oggi verificati cluster di positività
correlati a specifici rischi di servizio, ma soltanto alcuni casi sporadici in cui il contagio può
essere conseguente a occasioni di servizio, nelle quali, peraltro, non sempre è possibile
verificare l’adesione ai corretti protocolli di protezione e di profilassi.

Seppure gli operatori di polizia possano presentare un rischio maggiore rispetto alla
popolazione generale di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2 a causa dell’inevitabile lavoro
di prossimità, delle interazioni interpersonali in condizioni di emergenza, della talvolta
imprevedibilità degli scenari di intervento, il tasso degli operatori della Polizia di Stato che
fino ad oggi hanno contratto l’infezione è sovrapponibile a quello generale della popolazione.
Ciò risulta coerente con i dati recentemente diffusi dal Ministero della Salute, inerenti la
sieroprevalenza del SARS-Cov-2. In tale indagine si evidenzia un analogo interessamento tra
occupati e non occupati, una variabilità legata alle differenze territoriali, una maggiore
percentuale di positività negli operatori del settore sanitario, di ristorazione e di accoglienza.
Gli occupati in settori essenziali e attivi durante la pandemia non presentano, invece, valori
significativamente più elevati rispetto alla popolazione generale o in confronto agli occupati
in settori di attività economiche sospese durante il lockdown.

Questi dati, in corso di elaborazione più dettagliata, indicano inequivocabilmente
come, eccezion fatta per le professioni sopra citate, la probabilità di entrare in contatto con il
virus in ambiente lavorativo ed extralavorativo sia, in termini qualitativi, oltre che
quantitativi, la stessa.

Questa evidenza trova conferma anche nei casi sporadici che continuano a registrarsi
nella nostra realtà, che risultano nella stragrande maggioranza importati dai contesti di vita
quotidiana, ma che possono comportare focolai lavorativi qualora non vengano rispettate le
procedure, 1 protocolli e le raccomandazioni diramati dalla Direzione Centrale di Sanità che,
ovviamente, devono trovare corrispondenza anche nelle attività extraoccupazionali. Questi
comportamenti responsabili non sono soltanto finalizzati a garantire la salubrità dell’ambiente
dove poi si va a prestare il proprio lavoro e assicurare l’operatività degli uffici, ma sono
imprescindibili anche nei riguardi della propria salute, di quella dei congiunti, dei colleghi e
degli utenti.

È pertanto assolutamente indispensabile continuare ad aderire ai protocolli di sicurezza
e di profilassi, anche al di fuori dell’ambiente lavorativo. Tutte le misure individuate e
sintetizzate nella circolare n. 850/A.P.1-3255 dell’8 maggio 2020 della citata Direzione
vertono in primis su due aspetti fondamentali: il rispetto del distanziamento sociale e
l’utilizzo della mascherina qualora ciò non sia possibile. Aderendo a tali semplici prescrizioni,
anche il contatto occasionale con soggetti che poi dovessero rivelarsi portatori del virus, non
assurge alla condizione di “contatto stretto”, a prescindere poi da tutte le altre condizioni
particolari di interazione che possono realizzarsi nella vita sociale.

Così come è necessario segnalare tempestivamente all’ufficio sanitario ogni evento e
circostanza (contatti a rischio, anche al di fuori dell’ambiente di lavoro, sindromi febbrili dei
propri congiunti, ecc.) che possano consentire di circoscrivere il più precocemente possibile
casi di contagio.

Ciò, pur non rappresentando un obbligo, deve costituire prerogativa responsabile di
ogni singolo operatore, a prescindere dai ruoli e dalle qualifiche.

Nel ribadire fortemente l’indicazione a non recarsi al lavoro in caso di sintomatologia
sospetta, si raccomanda che, in caso di malattia, conformemente alla prassi vigente, gli
interessati dovranno presentare nel più breve tempo possibile la relativa certificazione,
completa di diagnosi per il personale della Polizia di Stato, che verrà valutata
tempestivamente dal sanitario dell’ Amministrazione preposto; quest’ultimo valuterà poi se sia
possibile un rientro al lavoro senza ulteriori indagini e accertamenti e disporrà, in caso
contrario, tutti gli accertamenti e le misure utili.

Tra le misure cautelative di carattere igienico-sanitario, assume particolare rilievo il
tracciamento dei contatti stretti, che resta il momento fondamentale per il contenimento dei
contagi. Tale indagine deve essere condotta a cura dell’Ufficio Sanitario con l’irrinunciabile
ausilio degli uffici di appartenenza dei dipendenti, secondo le rigorose ed usuali prassi,
conducendo la ricerca a tutti i possibili contatti ma qualificando quelli “stretti” solo e
allorquando si siano realizzate concrete condizioni che così possano consentire di definirli.

Indagini non condotte con tali criteri, che sono quelli mutuati dalle linee guida
mondiali e nazionali, interventi di massa senza il filtro della valutazione della tipologia del
contatto, iniziative intraprese in urgenza senza una analisi razionale, costituiscono procedure
controindicate per un’adeguata individuazione degli eventuali casi positivi e per la successiva
ed ottimale gestione della situazione complessiva.

L’invocazione, da parte di organismi e soggetti non competenti in materia,
all’adozione di pseudoprotocolli di ipotizzata e maggiore garanzia, l’idea di poter “bonificare”
con interventi massivi ambienti e popolazioni e pervenire ad un rischio zero, l’esortazione a
quarantene massive e indiscriminate, le denunce di presunta inadeguatezza delle misure
adottate dall’ Amministrazione, creano inevitabilmente allarme e confusione. In tal senso si
richiamano i doveri etici e comportamentali a cui tutti gli appartenenti, di qualsiasi ruolo,
devono attenersi, a prescindere dai profili di responsabilità civile, penale e disciplinare che
possono derivare dalla diffusione di notizie prive di fondamento.

Per i contatti stretti è raccomandato il ricorso, il più precocemente possibile, ai test
diagnostici disponibili, rammentando tuttavia i limiti temporali, di sensibilità e di specificità,
dei presidi diagnostici utilizzabili: da tal punto di vista, ai fini dell’adozione delle misure di
profilassi più adeguate e cautelative, le risultanze degli esami andranno integrate da tutti i
rilievi clinico/anamnestici disponibili. La Direzione Centrale di Sanità segue costantemente
l’evoluzione e l’affidabilità dei test che progressivamente sono introdotti nella pratica clinica
ed avrà cura di adottare quelli più affidabili e utilizzabili nello specifico contesto ai fini di una
sempre maggiore tutela del proprio personale.

I medici della Polizia di Stato, oltre il riposo medico conseguente alla presenza di
quadri sintomatologici acuti, dovranno disporre l’isolamento fiduciario o la quarantena nei
casi asintomatici o sospetti, secondo criteri di massima cautela, e redigendo certificazione che
individui con chiarezza la motivazione del provvedimento medico-legale. Alla scadenza del
provvedimento medico-legale, per tali casi, è sempre obbligatorio il giudizio di idoneità al
servizio.

Gli Uffici sanitari continueranno ad attivare ogni forma possibile di monitoraggio del
personale ubicato a domicilio per quadri da COVID-19 o sospetti tali, in collaborazione con i
medici curanti ed i dipartimenti territoriali di prevenzione delle ASL, nonché a stipulare o
perfezionare accordi/convenzioni per sottoporre gli operatori della Polizia di Stato a test
diagnostici ed agli accertamenti ritenuti necessari, secondo le modalità già dettagliate dalle
precedenti disposizioni.

È necessario poi sensibilizzare al massimo il personale perché si sottoponga alla
vaccinazione antinfluenzale, che, oltre a proteggere dalle comuni forme virali stagionali,
rappresenta un utile strumento per inquadrare correttamente i quadri febbrili che
inevitabilmente si presenteranno numerosi nella stagione autunnale e in quella invernale,
agevolando la diagnosi differenziale con i casi di COVID-19. Sarà cura della Direzione
Centrale di Sanità, non appena saranno disponibili le modalità di vaccinazione della
imminente campagna antinfluenzale e la fruibilità dei vaccini, fornire precise disposizioni per
la più celere e capillare azione di copertura antivirale del personale.

Sempre in ossequio a quanto disposto con la circolare n. 850/A.P.1-3255 dell’8
maggio 2020, è indispensabile continuare a rendere agibili e disponibili locali e stanze per
eventuali isolamenti e quarantene del personale accasermato o che non possa raggiungere 1l
proprio domicilio, anche tramite accordi e convenzioni con gli enti territoriali deputati (ASL,
comuni, regioni).

Si richiama la necessità, infine, di continuare a garantire con tempestività il flusso
informativo indispensabile per monitorizzare la situazione su tutto il territorio nazionale,
tramite le consuete modalità, e di segnalare ogni altra circostanza, evento, esigenza utile per la
più adeguata gestione di ogni situazione di criticità.

La circolare