Oggetto: Necessità di un Polo unico pensionistico per il personale della Polizia di
Stato, in analogia a quanto già realizzato per tutte le componenti militari
del Comparto sicurezza e difesa.
– Richiesta d’intervento urgente.

Ill.re Capo della Polizia,
come noto il valore che un individuo o un’organizzazione
attribuiscono alle persone che fanno parte di quella collettività lo si può facilmente misurare
verificando quanto l’individuo, l’organizzazione o istituzione medesimi sono disposti a investire per
quelle persone, ancorché se la hanno servita con sacrifici per molti anni.
Quindi, non temiamo smentite quando affermiamo che il valore attribuito agli appartenenti
alla Polizia di Stato, in servizio o in quiescenza, dall’Istituzione a cui hanno dedicato gran parte
della propria vita e spesso sacrificato anche i propri affetti, è sicuramente da rivedere e
implementare.

Questi concetti, purtroppo, li andiamo ad enunciare già da diversi anni e li abbiamo ripetuti,
anche più recentemente, nel settembre 2022 e nel corso di tutti gli incontri istituzionali avuti col
vertice del Ministero dell’interno e della Polizia di Stato, aggiungendo che, per misurare l’evidente
sperequazione tra servitori dello Stato, basta osservare come ogni Forza di polizia ad ordinamento
militare e ciascuna delle Forze armate abbiano già da tempo istituito un proprio Polo unico
pensionistico, dotato di adeguate risorse tecnologiche, umane ed organizzative, che si interfaccia
con un unico ufficio dell’Inps: viene così centralizzata la gestione di tutte le posizioni degli
appartenenti a ogni Forza, prevenendo efficacemente l’insorgenza di quelle, sicuramente troppe,
criticità singole e talvolta anche generalizzate che sono ormai appannaggio esclusivo dei poliziotti.

Ciò si rende quanto mai necessario perché le direzioni territoriali dell’Inps spesso
rispondono in ritardo o non rispondono affatto ai colleghi poliziotti, vittime incolpevoli, purtroppo,
di frequenti ritardi e gravi errori nelle proprie pensioni, proprio perché manca quella
centralizzazione meritoriamente attuata dai militari. Centralizzazione che, forti della loro
esperienza, chiediamo che sia realizzata come hanno fatto le altre Amministrazioni del Comparto,
cioè investendo in maniera massiccia in risorse tecnologiche ed umane, e non certo cambiando
meramente nome al Servizio pensioni che, con i pochi mezzi a disposizione e le esigue risorse
umane di cui dispone, cerca di fare il possibile.

Servirebbero impiegati civili, ma appare evidente che con l’attuale quadro non si riuscirà
mai ad assumerne abbastanza e abbastanza velocemente: allora formiamo i colleghi dei ruoli tecnici
del profilo amministrativo e assumiamo colleghi tecnici amministrativo-contabili.

Come detto, prima con lettere, poi nel corso dell’incontro istituzionale con i Sindacati,
rispettivamente il 7 e il 23 novembre successivi, ribadimmo gli stessi accorati concetti ricevendo
come risposta che il Polo unico pensionistico era prossimo alla sua realizzazione. Tuttavia, dopo
svariati altri mesi, non abbiamo visto alcun investimento al riguardo e, nel frattempo, il personale
che oggi cerca di fare fronte a questa grande lacuna, sta andando anch’esso in pensione, perdendo
l’Amministrazione ed i colleghi, anche quell’insieme di saperi e conoscenze che non si possono
certo improvvisare, ovvero acquisire per decreto, ma con anni di esperienza diretta. E se non
affianchiamo oggi del personale a questi colleghi rimasti, ma prossimi alla quiescenza, oltre al
danno sconteremo anche la beffa di avere magari sì personale, ma poco preparato in questa delicata
ed essenziale materia a tutela di tutti gli anni passati dai colleghi al servizio della collettività e dello
Stato.

Purtroppo, voci che ci auguriamo infondate, ci parlano solo di studi finalizzati a cambiare il
nome agli uffici, rinviando a un momento successivo gli investimenti: così facendo, ribadiamo, si
arrecheranno ulteriori danni ai poliziotti! Siamo già in profondo ritardo e, come si dice, bisogna
“prendere il toro per le corna”, trovando urgentemente prima di tutto risorse umane e tecnologiche
adeguate.

Oggi la Camera dei deputati ha approvato l’Ordine del giorno n. 9/1239-A/21 che impegna
il Governo – a margine della conversione del Decreto PA – ad adottare iniziative volte a verificare
la possibilità di procedere, con la costituzione di un polo unico pensionistico anche in via
legislativa.
Ma questa via non è stata affatto necessaria per i colleghi militari, grazie all’importanza che
viene riconosciuta dai rispettivi comandi generali ad ogni singolo carabiniere, finanziere, soldato,
marinaio o aviere.
E riteniamo che non ci sia certo bisogno di dover attendere che sia il Parlamento a dover
gestire una necessità organizzativa tutta interna e gestibile dalla nostra Amministrazione.

Sappiamo bene che, purtroppo, presso gli archivi della Camera e del Senato giacciono
migliaia di meritori ordini del giorno che non hanno mai avuto alcun seguito, soprattutto quando –
come in questo caso – gli emendamenti di cui sono la rielaborazione non individuavano alcun
finanziamento. L’occasione, tuttavia, è comunque da un lato la cartina di tornasole di un problema
serio, reale e contingente che è impossibile da non vedersi e, dall’altro, occasione per tornare sul
tema rivendicandone la risoluzione.
Per questo confidiamo nella Sua determinazione e nella capacità del Ministro Piantedosi di
innovare in maniera anche radicale e coraggiosa ciò che deve essere migliorato a tutela e
salvaguardia dei diritti dei tanti colleghi che ogni anno, al termine di un percorso professionale
spesso molto faticoso, vengono collocati in quiescenza.

In questo, una mano può scorgersi, tra l’altro, anche dall’art. 23 del medesimo Decreto PA,
che in modo lungimirante prevede l’istituzione dell’Ispettorato assistenza, attività sociali, sportive e
di supporto logistico al Dipartimento della pubblica sicurezza.

Oggi, grazie a tutta una serie di accorgimenti coerenti, un militare, quando si accinge a
lasciare il servizio attivo e anche quando lo ha lasciato da tempo, sente e può toccare con mano che
continuerà ad appartenere al Corpo che ha servito per una vita.

Ci auguriamo, quindi, che Lei, dall’alto della Sua autorevolezza e sensibilità verso i bisogni,
le necessità, le legittime aspettative e i diritti dei tanti colleghi, possa dimostrare loro quanto, dopo
una vita dedicata ad un lavoro che amano profondamente e per il quale hanno così a lungo
sacrificato loro stessi e, troppo, troppo spesso, anche le famiglie e gli affetti in genere, stiano
veramente a cuore all’ Amministrazione che hanno servito.
In attesa di un cortese cenno di riscontro, Le inviamo distinti saluti.

La lettera