PROGETTO DI RIORGANIZZAZIONE DELLA POLIZIA DELLE FRONTIERE
Nella giornata di oggi, 13 febbraio, il responsabile della Struttura di missione per la riorganizzazione delle articolazioni periferiche dell’Amministrazione della pubblica sicurezza, prefetto Luigi Savina ha presieduto la programmata riunione destinata all’esame del progetto per la riorganizzazione del settore insieme al Direttore centrale per l’immigrazione e per la polizia delle frontiere, prefetto Massimo Bontempi, coadiuvati rispettivamente dal Vice Direttore dell’Ufficio per le relazioni sindacali, primo dirigente Cristina Ermini e dal Direttore del Servizio polizia delle frontiere e degli stranieri, dirigente superiore Irene Tittoni.
Abbiamo senz’altro apprezzato e condiviso l’elevazione a livello di dirigente superiore dell’Ufficio Zona di Fiumicino ed a livello dirigenziale generale per la V Zona Polizia di frontiera per il Lazio, la Sardegna e l’Umbria, auspicando che ciò possa avvenire in futuro anche per la II Zona Polizia di frontiera per la Lombardia, ma abbiamo anche rilevato come la mancata previsione, all’interno dell’organigramma della citata V Zona, di almeno un primo dirigente, possa rischiare di comprometterne la piena funzionalità, così come riteniamo incomprensibile che, in tutte le nove zone di Polizia delle frontiere, non sia prevista la presenza di appartenenti al ruolo degli assistenti ed agenti.
La nostra netta contrarietà rispetto a questi “buchi” negli organici è andata di pari passo con quella a qualsiasi forma di chiusura di presidi della Polizia di Stato, anche se definita come “devoluzione”, soprattutto quando investe scali caratterizzati da un traffico viaggiatori in crescita ed ubicati in aree del territorio nazionale interessate dalla recrudescenza di fenomeni criminali che costituiscono una grave minaccia per l’ordine e la sicurezza pubblica come, ad esempio e soprattutto, nei casi degli scali marittimi di Taranto e Gioia Tauro.
Bene infine i potenziamenti ipotizzati per svariate realtà, ma abbiamo fatto presente che in taluni casi risultano senza dubbio insufficienti, come nel caso della Frontiera aerea di Venezia dove, nonostante gli svariati voli a rischio verso Stati Uniti ed Israele, il rapporto tra il numero dei passeggeri e quello degli operatori è pari a circa la metà di quello degli altri principali scali aerei e dove, inoltre, c’è una fortissima penuria di ufficiali di polizia giudiziaria, tanto che sovente capita che ad avere la funzione di Capo turno troviamo assistenti capo.
Vanno potenziate ulteriormente anche la Frontiera aerea di Orio al Serio e quella aerea/marittima di Olbia dove, per carenza di personale, è possibile presidiare lo scalo marittimo solo nei turni diurni, nonostante che il flusso passeggeri, notevolmente incrementatosi negli ultimi tempi, sia maggiore nei turni serali/notturni e per lo scalo aereo sia previsto un notevole aumento di traffico, nonché, a Gorizia, la Frontiera aerea/marittima di Ronchi dei Legionari.
Il prefetto Savina si è impegnato ad affrontare con ulteriori ed adeguati approfondimenti le criticità evidenziate, ribadendo ancora una volta l’intento dell’Amministrazione della pubblica sicurezza di fare un ulteriore sforzo per tentare di giungere ad una riorganizzazione il più possibile condivisa.
Roma, 13 febbraio 2020
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