OGGETTO: QUESTURA DI POTENZA. VIOLAZIONE DELL’ACCORDO DECENTRATO E DEI DIRITTI DEL PERSONALE DELLA POLIZIA DI STATO. CHIUSURA DI OGNI RAPPORTO SINDACALE.

Si chiede l’immediato intervento delle SS.VV. al fine di rimediare alle continue ingiustizie che vengono perpetrate nei confronti delle donne e degli uomini della Polizia di Stato di Potenza che in modo sintetico qui di seguito esponiamo.

Tutti gli Uffici della Questura soffrono la carenza di personale e tale forte disagio è acuito dalla pessima gestione delle poche risorse assegnate, sia umane che economiche. È evidente che il personale e le risorse assegnate agli Uffici andrebbero rideterminate in base alle attuali esigenze, cosa che non avviene creando paurosi arretrati nelle attività degli stessi e forti malumori tra i colleghi. Una carenza di risorse umane e finanziarie che è oramai endemica e che pare non interessi neanche a chi predispone i piani di rinforzi ministeriali che continuano a non tenere conto che sulla Questura di Potenza oltre a gravare un CPR aperto da poco più di un anno e distante 80 km dal capoluogo, gravano tutte le nuove problematiche di ordine pubblico connesse alla stagione calcistica, la squadra del Potenza in serie C e quella del Picerno neo promossa in serie C che giocherà sempre nello stadio di Potenza. E’ evidente che le 10 unità annunciate ed in arrivo entro aprile 2020 sono del tutto insufficienti.

Recentemente si è aggiunta anche la beffa con la vicenda relativa alle restituzioni degli anticipi missioni e rimborso dei pasti (esercizio 2015) che sembrerebbe essere giunta al termine, ovviamente sfavorevole per il personale della Polizia di Stato. Inconcepibile quello che è avvenuto, l’amministrazione contesta casi assurdi chiedendo ai colleghi la restituzione di somme già liquidate dalla Prefettura di Potenza che avrà sicuramente controllato prima di dare mandato al pagamento; un controllo contabile che avrà ovviamente eseguito anche l’Ufficio Amministrativo della Questura di Potenza. A tutto ciò, cosa che riteniamo grave, in questi giorni sono pervenute le definizioni dei procedimenti amministrativi, come detto tutte a sfavore, con l’imperio al pagamento tramite prelievo diretto sulla busta paga, senza prevedere, nelle missive notificate ai colleghi, l’organo e le modalità che eventualmente il personale avrebbe potuto utilizzare per presentare ulteriore difesa, come prevede un qualsiasi procedimento amministrativo. Appare evidente che chi ha dato avvio all’azione risarcitoria, non ha contezza del lavoro del poliziotto e non ha considerato in alcun modo la particolarità degli specifici servizi di Polizia, della loro natura e delle svariate motivazioni operative che possano spingere i poliziotti a fruire del pasto in un determinato luogo anziché in un altro, arrivando quindi a negare il diritto alla consumazione dello stesso.

A tal proposito, le suddette OO.SS. diffidano l’amministrazione ad effettuare il prelievo forzato e chiedono di annullare tali atti in autotutela in quanto da ritenersi incompleti e pertanto nulli.

Altra annosa questione che qui accenniamo solamente, in quanto si è ampiamente scritto, sull’apertura del “CPR” di Palazzo San Gervasio (PZ), fatto in fretta e furia e che da quando è stato aperto ha creato disagi di ogni tipo portando la nostra Questura ed il Commissariato di Melfi all’agonia, tutte situazioni ampiamente evidenziate da tutte le sigle sindacali e che tutt’oggi continuano ad essere disattese come le condizioni igieniche e di sicurezza sul posto di lavoro, le indecorose condizioni di vitto e alloggio dedicate all’insufficiente personale impiegato e l’intenso utilizzo di personale per scortare, accompagnare gli stranieri alle udienze sia a Melfi che a Potenza, con conseguente grave dispendio di risorse economiche, escludendo i rischi per l’incolumità del personale comandato nelle continue trasferte. In verità c’è stato il tentativo di mettere su un sistema di videoconferenza per effettuare le udienze da remoto ma risulta difficile coinvolgere l’amministrazione della Giustizia che di certo non vive l’onerosa problematica con la stessa intensità del personale della Polizia di Stato.

Ormai la misura è colma, stiamo assistendo nell’ultimo anno solamente ad un susseguirsi di situazioni che vanno in un’univoca direzione, quella della continua negazione dei diritti nei confronti dei colleghi. In ultimo, ma solo in ordine di tempo perché ne avremmo da scrivere, la comunicazione di un paio di giorni fa’ relativa alla movimentazione di personale.

Il tema della mobilità interna, nella sua complessità, rientra tra quelle oggetto di partecipazione delle organizzazioni sindacali qualificate a verificare se i provvedimenti siano stati adottati in modo legittimo e secondo criteri di scelta che garantiscano un’omogeneità di trattamento a tutto il personale che aspira ad essere trasferito o aggregato presso un determinato ufficio.

Sebbene la mobilità rimanga una competenza dell’Amministrazione ed alla propria sfera di valutazione discrezionale, è assunto che vada sempre rispettata la normativa vigente e gli ulteriori indirizzi che il Dipartimento della P.S. ha emanato nel corso degli anni.

Ecco che in presenza di movimenti interni, quali sono i trasferimenti e le aggregazioni, il sindacato ha titolo a verificare l’osservanza dei criteri oggettivi attraverso il confronto di una pluralità di casi così come più volte argomentato anche nelle commissioni di pari opportunità. Il sindacato è quindi pienamente legittimato ad azionare anche il diritto di accesso agli atti, in considerazione del fatto che la mobilità interna è, per molti poliziotti, uno dei pochi momenti di crescita e realizzazione di ambizioni professionali. La valutazione da parte dell’Amministrazione non può e non deve in alcun modo divenire arbitrio ma deve essere ispirata a principi di correttezza, trasparenza, ed equità in modo da assicurare parità di trattamento a tutto il personale. I provvedimenti amministrativi di trasferimento e/o aggregazione, propriamente trasmessi anche alle organizzazioni sindacali, devono dare la possibilità di desumere l’iter giuridico – fattuale o i criteri che hanno consentito di addivenire alla scelta del dipendente in questione e le ragioni per le quali i provvedimenti sono stati adottati. Dal provvedimento che dispone un trasferimento interno, sia esso a domanda o d’ufficio, non deve solo evincersi che si è fatta una determinata scelta, ma anche il perché si è ritenuta quella scelta la “migliore possibile” o quale istruttoria ne ha prodotto il risultato. Se i movimenti fossero effettuati senza una corretta istruttoria, si potrebbe pensare che vi siano ragioni che impediscano il suo regolare svolgimento e che tale istruttoria sia viziata da politiche di gestione del personale clientelari, arbitrarie, autoritarie.

Con nota della Questura di Potenza datata 13.06.2019 con oggetto “Assegnazione temporanea interna”, si notiziavano le OO.SS. che due colleghi sarebbero stati movimentati temporaneamente a due Uffici diversi ma specificando solo per uno di essi il periodo definito a 60 giorni lasciando l’altro collega in balia dell’indeterminazione della temporaneità e rendendo tale provvedimento nullo per scarsità di chiarezza, precisione, imparzialità ed assenza delle sufficienti motivazioni necessarie.

La nota in argomento è a firma del vicario e NON del questore che è in ferie fino al primo luglio, data di collocamento in quiescenza. È quindi un’assegnazione pseudotemporanea, effettuata di fretta per esigenze rappresentate dal dirigente e ritenendo di dover potenziare la digos, solo adesso e dopo che è terminata l’attività maggiormente impegnativa del campionato di calcio e delle campagne elettorali (regionali, europee, comunali con successivo ballottaggio). Ricordiamo che proprio alcune OO.SS. avevano evidenziato la grave carenza di personale alla DIGOS già a gennaio 2019 proprio in previsione dell’intensa grande attività che sarebbe succeduta a breve ed in considerazione dell’assenza per ragioni di salute di un Ispettore.

Non sarebbe stato più serio e opportuno trasferire nuovo personale in quel momento storico? Farlo adesso potrebbe sembrare che si stia facendo un regalo a qualcuno? Per di più, così facendo, non si danneggia proprio l’ottima professionalità dei colleghi coinvolti? Perché si è tergiversato fino ad oggi per effettuarlo a 15 giorni dalla pensione del questore? Non sarebbe stato il caso di aspettare il nuovo QUESTORE?

Le OO.SS. scriventi, per quanto su esposto, CHIEDONO che “l’assegnazione temporanea” venga riformulata correttamente, facendo rientrare il collega all’ufficio di partenza e che il tutto sia rimesso nelle mani del nuovo Questore, proprio per lo stesso principio utilizzato dall’attuale Questore quando subentrò al precedente revocando le assegnazioni/aggregazioni in corso.

Per quanto detto, si ritiene che fino a quando l’amministrazione non si occuperà seriamente della problematica delle missioni, delle criticità evidenziate con l’apertura del “CPR”, dell’endemica carenza di personale e delle risorse finanziare, le suddette OO.SS., anche se in modo sofferto, CHIUDONO OGNI RAPPORTO RITIRANDO TUTTI I COMPONENTI DALLE COMMISSIONE E NON PARTECIPERANNO A NESSUNA RIUNIONE.

Distinti saluti.

Il comunicato congiunto

La lettera di trasmissione