COORDINAMENTO NAZIONALE REPARTI MOBILI

Al Sig.Capo della Polizia

Direttore Generale della Pubblica Sicurezza

Prefetto Franco Gabrielli

Roma

OGGETTO: Reparti Mobili al collasso – Richiesta incontro urgente

Signor Capo della Polizia,

Le scriviamo questa lettera per rappresentarLe la condizione lavorativa ed esistenziale degli operatori dei Reparti Mobili, a Lei sicuramente ben nota, letteralmente prossima al collasso.

Lei può, infatti, ben capire il nostro allarme perché come noi ha a cuore la sicurezza, l’ordine e la tutela della legalità nel Paese per dovere d’ufficio, ma anche per un preciso sentire.

Il poliziotto del Reparto Mobile è quello che calpesta con i propri anfibi il cemento, la terra, la sabbia, in ogni parte d’Italia in qualsiasi condizione atmosferica in qualunque momento dell’anno. Quello che sopporta il peso fisico, ma anche psicologico, di tensioni, pressioni, attacchi che vanno dall’aggressione fisica, passando per i più vari tentativi di ritorsione, fino alla più subdola delegittimazione. Bersaglio di ogni possibile forma di sfogo, di frustrazioni, di brutali reazioni, di insofferenza all’autorità costituita, di manifestazioni di insensata violenza, di buone occasioni di pratica di mera delinquenza.

Ma il poliziotto del Reparto Mobile è sempre lì. Sempre e comunque, comandato dove è richiesto, presente dove serve.

Cosciente di ciò che lo aspetta ad ogni servizio, magari a guardare un’orda impazzita che gli corre incontro, o col timore che una bombola di gas gli piova addosso da una finestra, il morso della paura allo stomaco, il pulsare del sangue assordante sotto il casco, la fronte imperlata di sudore per la tensione. “L’uomo di fatica” si potrebbe definire con terminologia spiccia ma efficace, perché ci vuole una grande forza, una incrollabile resistenza, una ferrea convinzione, un’eccezionale lucidità.

I poliziotti dei Reparti Mobili offrono la garanzia di tutto questo, racchiusa in un’elevata professionalità guadagnata sul campo in decenni di encomiabile lavoro che li ha resi un modello nell’intera Europa. Ma il più grande errore è darli “per scontati”, senza pensare che sono persone.

Fotografando l’attuale situazione di quegli uomini non si può ignorare come essi, spesso, non riescano neppure a dare una parvenza di programmazione alla propria esistenza, nella sfrenata corsa in cui non si risparmiano per sopperire alle richieste della loro Amministrazione, mantenendo fede fino in fondo a un giuramento e alla bandiera.

Uomini che hanno un addestramento psicofisico adeguato, ma non certo un corpo fatto di bulloni e ingranaggi capaci di sopportare senza colpo ferire servizi vari, troppo spesso superiori alle venti ore, diventati ormai una triste consuetudine e non più un’eccezione (i recenti casi di Torino-Milano-Genova sono solo le ultime conferme di quanto asseriamo).Uomini e non macchine.

Sono professionisti e sanno bene che i vari servizi di ordine pubblico (stadi – manifestazioni concerti – emergenza profughi ecc.) sono caratterizzati da innumerevoli sfumature di rischio che possono concretizzarsi in particolari eventi di minaccia o di danno; siamo convinti che le sempre più pressanti problematiche che caratterizzano una preoccupante prassi di violenza che connota le continue e quotidiane circostanze in cui è necessaria la loro presenza, richiedano un incontro costruttivo e collaborativo, nell’ottica di una fattiva ricerca di quegli opportuni strumenti a tutela di chi opera in queste inenarrabili condizioni.

Sono ormai divenuti un bersaglio buono per tutto e per tutti, sospesi fra l’incudine e il martello di chi da una parte, ha tanti, troppi motivi e occasioni per attaccare, e chi dall’altra, non esita a praticare lo scaricabarile lasciando sulle loro spalle la responsabilità di affrontare questioni che non sono di “ordine pubblico” e vengono così lasciati in pasto alla “caccia alle divise” quando conviene non affrontare la cruda realtà.

Sono ormai divenuti un bersaglio buono per tutto e per tutti, sospesi fra l’incudine e il martello di chi da una parte, ha tanti, troppi motivi e occasioni per attaccare, e chi dall’altra, non esita a praticare lo scaricabarile lasciando sulle loro spalle la responsabilità di affrontare questioni che non sono di “ordine pubblico” e vengono così lasciati in pasto alla “caccia alle divise” quando conviene non affrontare la cruda realtà.

Ma a chi subisce tutto questo non con cieco servilismo, bensì con convinta volontà di Servire, necessitano segnali forti come potrebbe essere la seria valutazione della nostra proposta di legge per l’introduzione del “reato di terrorismo di piazza”,consegnata direttamente nelle mani del Sottosegretario Molteni.

Ma il necessario recupero psicofisico, l’umano bisogno di poter godere di un minimo di tempo libero, il sacrosanto diritto di condividere la vita con le loro famiglie, o la legittima aspettativa di vedere un giorno corrisposte le ore di straordinario ancora non pagate, non possono andare a finire sotto a quegli anfibi che non sorprenderà mai sporchi, perché loro credono nel proprio lavoro.

Rimaniamo, pertanto, in attesa di un incontro urgente, continuando a tenere fede al nostro giuramento, prima da poliziotti e poi da sindacalisti che difendono i diritti fondamentali di chi vive la strada vestendo la divisa.

Voglia accogliere sig. Capo della Polizia i sensi della nostra più alta stima.

La lettera