OGGETTO: Reparti Mobili situazione Esasperata – Richiesta incontro urgente –
Scriviamo questa lettera per rappresentarLe la situazione lavorativa ed esistenziale degli operatori dei Reparti Mobili, che è letteralmente prossima all’esasperazione collettiva, perché può ben capire il nostro allarme chi come Lei ha a cuore la sicurezza, l’ordine e la tutela della legalità nel Paese, soprattutto in un periodo post-covid, per dovere d’ufficio ma anche per un preciso sentire.
A circa una settimana dell’inizio del G20, che vedrà protagonisti nell’impianto della sicurezza il personale dei reparti Mobili, la situazione non è delle migliori per i motivi che andremmo ad elencarLe con una certa preoccupazione.
Supportare il peso fisico, ma anche psicologico, di tensioni, pressioni, attacchi che vanno dall’aggressione fisica, passando per i più vari tentativi di ritorsione, fino alla più subdola delegittimazione, sono ormai una quotidianità nelle piazze, ma se a questo uniamo i problemi di gestione della risorsa umana a disposizione lasciamo spazio allo scoramento ma soprattutto all’abbandono del personale in forza nei Reparti inquadrati.
Siamo quotidianamente bersaglio di ogni possibile forma di sfogo di frustrazioni, di brutali reazioni di insofferenza all’autorità costituita, di manifestazioni di insensata violenza, di buone occasioni di pratica di mera delinquenza, basti pensare al Reparto di Genova nell’ultima settimana, non possiamo cedere al concento di accordi tra i Questori in qualità di autorità di P.S. in cambio di una quindicina di colleghi con lesioni per calmare, o sfogare le repressioni di piazza.
I poliziotti dei Reparti Mobili offrono la garanzia di tutto questo, racchiusa in un’elevata professionalità guadagnata sul campo in decenni di encomiabile lavoro che li ha resi un modello nell’intera Europa.
Ma il più grande errore è darli “per scontati”, senza pensare che sono uomini.
Fotografando l’attuale situazione di alcuni reparti come PADOVA-GENOVAROMA-MILANO-FIRENZE- CATANIA- PALERMO-TORINO non si può ignorare come il personale spesso non riesca neppure a dare una parvenza di programmazione alla propria esistenza, nella sfrenata corsa in cui non si risparmiano per sopperire alle richieste della loro Amministrazione, mantenendo fede fino in fondo a un giuramento e alla bandiera.
Nel rischio di sembrarLe estremamente sintetici in quest’ultimi mesi i servizi di ordine pubblico su tutto il territorio nazionale sono aumentati esponenzialmente le continue violazioni del vigente A.N.Q. tali da farci percepire una disorganizzazione non dipendente solo ed esclusivamente dall’impiego del personale che portano ad un livello allarmante di esasperazione.
Quanto previsto dall’art. 13 comma 4: “salvo che vi ostino improvvise ed improcrastinabili esigenze di servizio, al personale dei Reparti Mobili deve essere assicurato, almeno due volte ogni cinque settimane, il riposo settimanale coincidente con la domenica”, negli ultimi mesi si stanno verificando sempre più le improvvise ed improcrastinabili esigenze di servizio, rendendo la quotidianità dei servizi una quotidianità di SERVIZI EMERGENZIALI che sempre più spesso si traducono in riserve in piazza, quindi facilmente preventivabili e non improvvise, oppure servizi di ordine pubblico dall’esiguo numero di manifestanti, tanto da indurci a pensare vi sia un eccesso di valutazione del rischio facendo venir meno il principio di improcrastinabilità.
Sempre facendo riferimento dall’art. 13 comma 5 dell’A.N.Q.: “l’ordine di servizio viene redatto giornalmente ed esposto all’albo del Reparto entro le ore 13:00” viene costantemente disatteso, esponendo l’ordine di servizio ben oltre le ore 13, non rispettando, alcune volte, l’arco temporale di 12 ore tra la pubblicazione dell’ordine di servizio e l’inizio dell’attività prevista. Situazione che ha un riverbero assoluto nella gestione della vita privata dell’operatore.
Se da un lato le direzioni dei reparti (es. Padova) di iniziativa scalava ai dipendenti i riposi accumulati che eccedevano le quattro settimane , adesso non solo vengono negati ma anche quelli concessi vengono ritirati a poche ore dal godimento, come possiamo immaginare che una “fisarmonica” nella gestione dei riposi non possa esasperare chi la subisce?
Continuando, abbiamo assistito ad una pesante decurtazione del numero di personale a cui concedere le ferie estive senza tener conto dell’importanza di usufruire in tale periodo di un ristoro psicofisico famigliare dopo il devastante periodo pandemico.
Ed ancora, articolo 13 comma 4 dell’A.N.Q., in base al quale “al personale deve essere assicurato, almeno due volte ogni cinque settimane il riposo settimanale coincidente con la domenica”, assistiamo sistematicamente a personale impiegato per 3 domeniche consecutive arrivando a volte anche a 4, prassi ormai trovare personale che lavora 4 domeniche su 5, salvo poi avere forme che sfiorano la mancanza di coerenza quando è lo stesso personale a chiedere di lavorare, dove l’amministrazione si trincera dietro il rispetto della norma. Davvero si può chiedere di essere rigorosi a piacimento? Non si può mediare su una scelta che secondo il volere dell’impiego diventa più o meno granitica?
Esattamente come accade per il concetto di “riposo psicofisico” che funziona solo quando fa comodo nell’organizzazione dei servizi, salvo poi non essere concesso su esplicita richiesta del personale che cerca nel marasma generale di ritagliarsi un po’ di vita privata. Della serie rispetto i tempi di recupero quando lo decido io.
Per non parlare del personale che svolge funzioni burocratiche amministrative, che da lunedì a venerdì manda avanti i propri uffici e nel fine settimana concorre massivamente ai servizi di ordine pubblico, aumentando in maniera vertiginosa il proprio carico di lavoro ma soprattutto creando un fisiologico rallentamento nella gestione ordinaria della sua mansione burocratica. Non cadiamo nell’errore di immaginare chi “sta in ufficio” come chi non fa nulla, le complesse macchine dei reparti sono spesso nelle loro mani.
Sono professionisti e sanno bene che i vari servizi di ordine pubblico (stadi – manifestazioni – concerti – emergenza profughi ecc.) sono caratterizzati da innumerevoli sfumature di rischio che possono concretizzarsi in particolari eventi di minaccia o di danno; siamo convinti che le sempre più pressanti problematiche che caratterizzano una preoccupante prassi di violenza che connota le continue, quotidiane circostanze in cui è necessaria la loro presenza, richiedano un incontro costruttivo e collaborativo, nell’ottica di una fattiva ricerca di quegli opportuni strumenti a tutela di chi opera in queste inenarrabili condizioni.
Per non parlare dell’unico strumento che darebbe in qualche forma gratificazione, ossia il compenso economico, il personale viene trattato come “una banda di truffatori che non vede l’ora di sottrarre straordinario” sottoponendoli a vere e propri controlli incrociati sul numero di ore rese in regime di straordinario. Seguendo un vecchio motto popolare che recita “cornuti e mazziati”.
Ma a chi subisce tutto questo non con cieco servilismo, bensì con convinta volontà di Servire necessitano, invece, segnali forti da parte dei propri Comandanti di Reparto, serve avere equilibrio e serenità al fine di non esasperare a tal punto una situazione già difficile.
Attendiamo un riscontro alla nostra richiesta di un incontro urgente con Lei, e quando vorrà darcelo saprà dove trovarci.
Il reparto invece lo troveremo sempre là, a garantire i servizi più gravosi con la consueta professionalità, in qualunque momento dell’anno.
E’ ora di lanciare un segnale forte, estremamente distensivo, perché al personale dei reparti chiediamo tanto, a volte troppo, in cambio di niente se non la convinzione di essere un ingranaggio fondamentale nella ruota dell’ordine pubblico.
Voglia accogliere i sensi della nostra più alta stima.
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