Qualcuno la chiama la Strage silenziosa.

Purtroppo un nostro collega, un altro nostro amico e fratello si è suicidato sparandosi un colpo con la propria pistola d’ordinanza. Aveva solo 39 anni. L’assistente capo lascia moglie e due figlie.

Scriveranno che attraversava una difficile situazione economica e il caso sarà chiuso così. Forse sarà in parte anche vero, ma non esiste un solo problema che possa spingere a questo gesto estremo e noi non possiamo trascurare gli inevitabili aggravi di stress che il nostro lavoro porta con sé. Molti amici, troppi, portano con loro il ricordo diretto di un collega che non c’è più perché si è tolto la vita.

I dati, purtroppo, parlano tristemente di 9,8 casi ogni centomila appartenenti; un dato anche doppio rispetto all’intera collettività. Il report pubblicato sul sito dell’associazione Cerchio Blu, fondatrice dell’Osservatorio dei suicidi all’interno delle Forze dell’Ordine (ONSFO), parla chiaro. Tra il 2010 e il 2016, ultimo anno di cui sono disponibili i dati, sono stati 255 i militari che hanno deciso di togliersi la vita. Un fenomeno di questa portata non può e non deve essere trascurato.

Resta quel sentimento fra il dolore e la rabbia che ti stringe lo stomaco per questa giovane vita che ci ha lasciato troppo presto