Via D’Amelio: L’eco silenziosa di un dolore che non si spegne

19 luglio 1992, Via D’Amelio. Un’esplosione devasta il cuore di Palermo, spezzando la vita di Paolo Borsellino e di cinque poliziotti coraggiosi della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina e Eddie Walter Cosina.

Non erano solo agenti di polizia, erano figli, fratelli, sorelle, amici. Erano persone, ancor prima di essere poliziotti, che, con il loro senso del dovere e il loro amore per l’Italia, avevano scelto di mettere la propria vita al servizio dello Stato, combattendo contro la mafia e lo schifo che rappresenta in prima linea.

Agostino Catalano, il capo scorta, aveva 43 anni, una vita difficile alle spalle e una dedizione al lavoro incrollabile. Era un uomo buono Agostino, generoso e altruista. Non perdeva occasione per aiutare il prossimo, anche correndo seri rischi. Come quando, poche settimane prima della strage di via D’Amelio, aveva salvato dall’annegamento un ragazzino di 12 anni, che annaspava nelle acque di Mondello e che Agostino aveva strappato alla morte praticandogli la respirazione bocca a bocca.

Emanuela Loi, la prima donna agente della Polizia ad essere insignita della Medaglia d’Oro al Valor Civile, un esempio di tenacia e coraggio che ha ispirato generazioni di giovani donne. Era una ragazza seria e appassionata. Di una passione che accresceva passo dopo passo. Socievole, sempre sorridente, solare. Era bella Emanuela, con quella cascata di capelli a incorniciare due splendidi occhi scuri.

Vincenzo Li Muli, aveva 22 anni, fidanzato con Vittoria, anche lei giovanissima. Entrambi stavano facendo già programmi per il matrimonio, per la loro vita futura insieme. Era un ragazzo dolce, capace di slanci di grande tenerezza. Sogni, speranze, desideri e sorrisi che, di lì a poco, sarebbero stati spezzati per sempre dalla bestialità di Cosa nostra.

Claudio Traina, Fratello di Luciano, anche lui un poliziotto. Nel 1990 fu assegnato all’ufficio scorte. Un uomo dedito alla famiglia, il suo interesse principale era che quel lavoro così rischioso non turbasse la serenità della vita familiare. Forse per questo decise di tenere nascosto ai suoi cari l’incarico di far parte della squadra di agenti che proteggeva la vita di Paolo Borsellino.

Eddie Walter Cosina, un agente di polizia con una profonda passione per il suo lavoro e un immenso rispetto per la legalità. Quando, dopo la strage una di Capaci, di fronte alla carenza di agenti di scorta in Sicilia, il Ministero dell’Interno richiede l’invio di agenti alle varie questure, Eddie si offre volontario.

Cinque vite spezzate in un istante, cinque eroi che hanno pagato con il sacrificio supremo il loro impegno nella lotta contro la criminalità organizzata. Il loro ricordo non deve mai essere dimenticato.

Noi, come sindacato di Polizia, abbiamo il dovere di custodire la loro memoria e di trasmettere alle nuove generazioni di agenti tutti quei nobili valori che li animavano: il coraggio, la lealtà, il senso del dovere, l’amore per la giustizia.

L’eco silenziosa del loro sacrificio continua a risuonare nelle strade d’Italia, invitandoci a non abbassare mai la guardia contro la mafia, a non cedere mai alla paura e all’omertà. Borsellino e la sua scorta vivono nei nostri cuori, nei nostri pensieri e nelle nostre azioni. Sono il simbolo di un’Italia che non si arrende, che combatte per la legalità e per un futuro migliore.

Onoriamo il loro sacrificio continuando la loro battaglia.

Facciamo in modo che il loro coraggio e la loro dedizione non siano stati vani.

 

Ricordiamoli sempre.